Rock//News: Bob Dylan e Editors live! Recensione dei concerti.


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Rock//News diventa live. Siamo andati in trasferta a Firenze e Milano per due degli eventi più interessanti di questa primavera. La leggenda vivente Bob Dylan con la sua band e gli ormai più che affermati Editors sono state occasioni da prendere al volo per chi come me vive in un perenne stato di studio matto e disperatissimo.

La musica live è da sempre un momento intimo fra l’artista e il suo fan, o più in generale un momento di condivisione di una grande passione e senza dubbio è il respiro incasellato tra una fatica e l’altra in questa vita frenetica. Nonostante i mutui e gli organi interni venduti al mercato nero per procurarsi un biglietto, il concerto resta un’esperienza magica difficile da raccontare: ecco due modesti tentativi.

 

Bob Dylan and his Band

A Firenze l’aria fresca della sera del 7 aprile accompagna una schiera di fan di tutte le età verso il Nelson Mandela Forum. Di lì a poco è previsto l’ingresso sul palco di una divinità della musica: mr Robert Allen Zimmerman, per gli amici Bob Dylan.

All’ingresso del forum la security tuona sulla massa informe degli spettatori annunciando il divieto di utilizzo di apparecchi elettronici durante tutta la durata dello show. Il buon Bob non si smentisce mai, a 76 suonati qualcuno potrebbe dargli del “vecchio burbero”, eppure lui è sempre stato così, testardamente anticonformista, senza pietà per quel sistema che tanto lo ha amato.

Ma lui no, non ne vuole sapere di farsi imprigionare dalle catene sociali. Ci hanno provato addirittura con un Nobel per la letteratura e avete visto com’è andata. Il menestrello con la chitarra è così: prendere o lasciare. Decidiamo di prendere, spegniamo il telefono ed entriamo.

Neanche il tempo di sedersi che scattano le fatidiche 21 e si abbassano le luci con più di mezzo forum ancora in cerca del posto. Ciò crea non pochi disguidi alle hostess: probabilmente se avesse potuto Dylan avrebbe cacciato anche loro e le loro luci fastidiose che illuminavano freneticamente le preziosissime poltroncine pagate a peso d’oro per l’occasione. Ergo: mai arrivare tardi ad un concerto di Dylan.

A proposito di Bob, nel frattempo senza una parola sale sul palco, imbracciando la chitarra e suona una intro con quel suo tocco magico che lascia presagire un grande show. Al suo seguito compare la band che come nel migliore piano bar della crociera è vestita in smoking.

Poi il momento decisivo: Dylan appoggia la chitarra e si siede inesorabilmente al piano, lasciando vibrare lontano l’ultimo accordo di chitarra della serata. Già: Bob Dylan fa di testa sua, scordiamoci dunque chitarra e armonica. La sua musica si è evoluta come la sua voce, non c’è spazio per i classici se non rivisitati.

L’atmosfera è surreale, il pubblico in silenzio religioso durante ogni esecuzione si sfoga tra un pezzo e l’altro in scroscianti applausi. Dylan non si alza dal piano se non per un paio di pezzi dove timidamente si appoggia all’asta del microfono e accenna un balletto. Passa un ora e quaranta e il muro tra palco e platea è quasi ultimato.

Non si tratta ahimè del “Wall pinkfloydiano“, bensì di una distanza palpabile tra artista e pubblico che culmina in una rivisitazione dell’intoccabile “Blowin’ in the wind” lasciando più di qualche disappunto in tutto il palazzetto.

Nonostante tutto, la performance è impeccabile: contrabbasso, pedal steel guitar, mandolino elettrico (tanto per dirne alcuni) arricchiscono il sound con tinte folk, bluegrass, alternative country e boogie.

Segue “Ballad of a thin man”, nemmeno un inchino, neanche un saluto e Bob Dylan scompare dietro le quinte in un applauso di fan di vecchia data estasiati e giovani forse un po’ delusi. Sarebbe bastato un sussurro di armonica per mettere d’accordo tutti. Dylan è un rivoluzionario fino al midollo e si conferma per l’ennesima volta quello spirito libero e imprevedibile che è sempre stato.

Ecco la scaletta ufficiale del live show:

Things Have Changed
Don’t Think Twice, It’s All Right
Highway 61 Revisited
Simple Twist of Fate
Duquesne Whistle
Melancholy Mood
Honest With Me
Tryin’ to Get to Heaven
Once Upon a Time
Pay in Blood
Tangled Up in Blue
Early Roman Kings
Desolation Row
Love Sick
Autumn Leaves
Thunder on the Mountain
Soon After Midnight
Long and Wasted Years

BIS

Blowin’ in the Wind
Ballad of a Thin Man

EDITORS

A Milano fa esageratamente caldo per essere il 22 aprile. L’asfalto che contorna il Forum di Assago ci cuoce lentamente come un sanpietrino senese nel bel mezzo di agosto. Ma non importa perché quella sera suonano gli Editors.

La band di Tom Smith è tornata in tour per promuovere il nuovo album “Violence” e nei giorni seguenti a quella che doveva essere l’unica data italiana, ha aggiunto un nuovo live show in occasione del TOdays Festival ad agosto a Torino. Ma prima di comprare dei nuovi biglietti torniamo a Milano.

Si preannuncia una serata ad alto volume già quando, intorno alle 19.30, mettono piede sul palco gli October Drift, gruppo di supporto della serata. La giovane band inglese spinge forte, forse troppo: le chitarre e il delay all’ennesima potenza trapanano le orecchie ad un Forum ancora mezzo vuoto.

L’arena che si riempie poco più della metà è un vero peccato per Tom Smith e compagni che si aspettavano probabilmente un’ affluenza maggiore. Ma quando arrivano le 21 e si abbassano le luci nessuno sembra farci caso e una intro elettronica ci trasporta nell’atmosfera dark tipica degli Editors.

La band conferma subito il suo feeling con la penisola sfoderando un inizio potentissimo con “Halleluja, So Low“, singolo estratto dall’ultimo album proseguendo con due classici da “The Weight Of Your Love“: “A Ton Of Love” e “Formaldeheyde“.

Tom Smith è in forma smagliante e salta da un lato all’altro del palco ringraziando il pubblico con un italiano discutibile alla fine di ogni pezzo. C’è poi spazio per estratti da tutti e 6 i lavori della band di Birmingham. Sono da segnalare un mash up tra “Violence” e “No Harm” da pelle d’oca e una versione di “Ocean Of Night” che da acustica si evolve in elettronica, probabilmente il miglior pezzo della serata.

La prima parte del live si chiude la band saluta e si prende i meritati applausi prima di tornare sul palco per 5 Bis non adatti ai deboli di cuore. La versione voce e chitarra di “No Sound But The Wind” scalda i cuori a quei pochi ma buoni fan presenti. Arriva poi il finale in crescendo con “Papillon” e “Marching Orders“: tutti in piedi, mani al cielo e si salta. “Thank you Milano on a Sunday night” ripete Tom per l’ennesima volta e con un inchino si congeda nella notte milanese.

 

Ecco la scaletta ufficiale del live show:

Hallelujah (So Low)
A Ton of Love
Formaldehyde
Darkness at the Door
Violence
No Harm
Blood
Munich
An End Has A Start
In This Light and on This Evening
Eat Raw Meat = Blood Drool
Nothingness
Belong
Sugar
The Racing Rats
Ocean of Night

Bis:

No Sound But the Wind
Cold
Magazine
Papillon
Marching Orders

Ecco dove ascoltare la versione live di “Ocean Of Night :


Matteo Bartolani

 

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