«Princesa – Fra scrittura della migrazione e canzone d’autore»

La storia di Fernanda Farias de Albuquerque, alias Princesa, protagonista della traccia d’esordio dell’ultimo album di Fabrizio De André “Anime salve”, ha ispirato il seminario «Princesa – Fra scrittura della migrazione e canzone d’autore» tenutosi il 20 febbraio nell’Aula Magna Storica del Rettorato dell’Università di Siena grazie al Centro Studi «Fabrizio De André».

Pubblicato nel 1996 e realizzato dal cantautore genovese con la collaborazione di Ivano Fossati per i testi e le musiche e di Pietro Milesi per gli arrangiamenti, “Anime salve”, considerato il testamento spirituale di De André, racconta le storie di spiriti che, nella loro solitudine, hanno abbracciato la salvezza. Ed è anche questa la storia di Fernanda, transessuale brasiliana cui né l’istinto né la vita ricordarono di essere nato maschio, come dice De André: nel carcere di Rebibbia, dove era detenuta per tentato omicidio, redasse con e per l’ex brigatista Maurizio Iannelli uno scritto autobiografico dal nome “Princesa”, che descrive la sua tortuosa vita dal Brasile all’Italia, dalla metamorfosi alla prostituzione.

Il seminario, presieduto da Gianni Guastella, ordinario di Lingua e Letteratura Latina presso l’Università di Siena e membro del Centro Studi «Fabrizio De André, si è articolato in cinque diversi contributi. Anna Proto Pisani, Ugo Fracassa e Antoninò Calabrò, con l’intervento “Le braci di un’unica stella. Per l’edizione digitale di Princesa”, hanno presentato il progetto «Princesa20», allo scopo di rendere disponibile la consultazione simultanea dell’edizione digitale dell’autobiografia di Fernanda, le scritture avantestuali redatte da lei e da Giovanni Tamponi, detenuto sardo cui ella si raccontava, e le produzioni musicali e multimediali successive. Nell’intervento “Princesa di Fabrizio De André: appunti per lo studio del testo” Stefano Moscadelli, ordinario di Archivistica, Bibliografia e Biblioteconomia presso l’Università di Siena e anch’egli membro del Centro, ha poi mostrato le possibili fasi dell’ispirazione deandreiana attraverso la proiezione di scritti autografi dell’artista e di fonti che sappiamo essere state da lui possedute. Daniela Brogi, professoressa associata di Letteratura Italiana Contemporanea presso l’Università per Stranieri di Siena, con “Non esiste una storia unica. Scrittura, memoria, esperienza migrante”, ha illustrato come il testo della canzone di De André s’inserisce nel solco del genere letterario del memoir, che spesso dà voce ad esperienze di soggetti migranti. Infine, gli appassionati interventi di Simonetta Grilli “TransItalia: corpi e identità trans da Princesa ad oggi” e di Fabio Mugnaini “Detto, non detto e indicibile: verità e legge nel racconto del migrante”, entrambi docenti presso il Dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive dell’Università di Siena, hanno presentato la condizione della transessualità in Italia dalla metà del secolo scorso ad oggi e quella dei migranti nella loro impossibilità di raccontarsi autenticamente.

Estremamente apprezzabile questa iniziativa del Centro Studi «Fabrizio De André», nato a Siena nel 2003 con lo scopo di raccogliere e ordinare il materiale sull’artista genovese, oggi conservato presso la Biblioteca di Area Umanistica dell’Università. L’acume, la sensibilità e l’interesse sociale degli interventi è indiscutibile. Limiti della conferenza sono forse state alcune riflessioni troppo legate al testo, a tratti intellettualistiche, che mancavano di un rapporto con la sfera musicale del brano, come sottolineato da Luigi Viva, biografo e personale conoscitore di De André, presente alla conferenza.

Ci auguriamo, da amanti della musica e da membri della comunità universitaria, che iniziative di questo spessore siano realizzate più frequentemente, magari proponendoci sinestesie che davvero squillino di luce e di nome, come la nostra Princesa.

Federica Rana

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