Parole in cammino – Intervista al Prof. Sabatini e a Mentana

Mentre “Parole in cammino – Il Festival dell’italiano e delle lingue d’Italia” prosegue con i numerosi eventi in programma anche oggi e stasera, vi proponiamo una breve sintesi di cosa è accaduto ieri. La giornata dell’8 aprile si è focalizzata sul tema “La lingua in gioco, la lingua per gioco”. Gli interventi hanno riguardato la creatività linguistica, i neologismi, l’enigmistica e la satira.

Tra i tanti appuntamenti, Maria Vittoria, 26 anni (Università per Stranieri di Siena) ha preso parte a “Tu vuo’ fa l’onomaturgo”, tenuto da Vera Gheno. Ecco le sue impressioni.

Il caso di “petaloso” sarà stato pure martellante, ma ha aperto una breccia nella consapevolezza linguistica degli italiani che hanno cominciato a chiedersi cosa sono i neologismi. Se ne sono sentite delle belle, tra cui quella che bisogna aspettare che l’Accademia della Crusca approvi l’entrata di un nuovo termine nei vocabolari e quindi nell’italiano. Vera Gheno gestisce la pagina twitter della Crusca ed ha a che fare spesso con le reazioni divertenti degli italiani alle prese con le parole nuove. Perché creiamo neologismi? Chi li crea? Dante, Mentana con webete, un bambino, ma chiunque senta il bisogno di dare un’espressione ad un concetto che non ha ancora un significante. Gli esempi sono tanti. Anche bruttissimi: “ovonda” per riferirsi ad una rotonda ovale. Per fortuna è un hapax, nato e morto dopo qualche giorno. Poi ci sono dei neologismi che in realtà non lo sono perché esistevano nell’italiano delle origini: “babbano “è il termine per tradurre l’inglese “muggle”, ma esisteva già nell’antico dialetto toscano; significava babbeo, sciocco.

Dopo “Lezione d’italiano”, invece, siamo riusciti a parlare con il Prof. Sabatini, Presidente onorario dell’Accademia della Crusca. Ecco l’intervista di Maria Vittoria D’Onghia:

Nel pomeriggio, invece, al Teatro dei Rinnovati c’è stata la premiazione a Matteo T. e alla sua maestra Margherita Aurora per petaloso. L’ospite più atteso, però, è stato indubbiamente Enrico Mentana, direttore del TG LA7. A lui, il premio per aver inventato la parola “webete“. Valentina Carbonara è riuscita ad intervistarlo al termine dell’incontro e a chiedergli quali sono le competenze che un giovane interessato all’ambito del giornalismo dovrebbe acquisire per potersi definire un professionista. Ecco la risposta:

Anche se non siamo totalmente d’accordo con la risposta di Mentana (abbiamo preferito di gran lunga Francesco Giorgino ieri con: “studiate, ragazzi, studiate”), nel suo intervento sul palco il celebre giornalista ha ricordato l’importanza delle parole come arma, specie nell’ambito delle fake news,e la responsabilità dei giornalisti nello scardinare questo genere di divulgazione “misonesta”.

Chiudono la serata Stefano Guerrera, autore della pagina FB “Se i quadri potessere parlare” e Gianni Zoccheddu, Augusto Rasori e Stefano Andreoli di Lercio e Spinoza: un teatro dei Rinnovati veramente nuovo, con spettatori giovani e meno giovani, uniti dal mordente ironico che ha caratterizzato la chiusura della giornata.

NdR: Abbiamo avuto il piacere di intervistare anche Guerrera, durante la prossima settimana trasmetteremo la nostra chiacchierata su uDaily.

 

Mariana Palladino, Valentina Carbonara

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