Pallavolo for dummies. L’Emma Villas vista da una profana.


La storia di come una ragazza “imbranata” si avvicina alla pallavolo


La partita

Non avrei mai creduto di scrivere di questo sport. Io ero una di quelle ragazze che, durante educazione fisica, gridava “mia no!”, immaginatevi le schiacciate… La pallavolo la guardavo alla tv, chi se la scorda l’onda dei capelli di Lucchetta!

Arrivando a Siena volevo però un po’ riavvicinarmi al mondo dello sport ed ecco come sono giunta al PalaEstra in una fredda sera di dicembre. Scendendo un po’ persa verso l’ingresso stampa (avete capito bene), pensavo a cosa avrei potuto scrivere senza sembrare una completa idiota. Ma eccola, la manna dal cielo, la salvatrice, la mia compagna di sventure.

L’ex giocatrice di serie B, nonché uradiana, Laura Miraglia, mi ha prontamente assicurato che potevo fare, a bassa voce, tutte le domande sceme che avessi ritenuto necessarie. E credetemi, non mi sono risparmiata.

Quindi con la salvatrice seduta al mio fianco e tanta determinazione mi sono preparata alla battaglia. Ben presto ho capito quanto questo termine fosse perfettamente calzante. Avevo sentito dire che i pallavolisti sono forti, ma non ero preparata. Credo che per i primi 10 minuti i miei occhi siano rimasti chiusi per almeno il 70% del tempo. Ed è forse per questo che ci ho messo un po’ a capire quale fosse la “mia” squadra. Non più di 2 minuti comunque, non sono completamente rimbambita.

Ma seriamente, come fanno a non svenire ad ogni colpo resta un mistero. Quelle cose sono proiettili volanti, non palloni.


La fortuna del principiante

Per rimarcare una posizione sicuramente privilegiata

Privilegi da addetta stampa della pallavolo

Per prima cosa, al mio primo incontro mi sono beccata un 3-0. Porto fortuna, chiaramente.

Secondariamente, ma non del tutto, ho mangiato gratis in qualità della mia posizione privilegiata (addetta stampa se non ve lo ricordate).

Sorprendentemente sono anche riuscita a mantenere intatti connotati facciali e falangi varie evitando le pallonate in tribuna. Purtroppo conoscendo la mia propensione all’incidente questa è stata davvero solo “fortuna del principiante”. Eppure anche solo dopo un’unica partita, ho capito che ne varrebbe la pena.

Infatti ho potuto imparare tantissimo, una partita dal vivo ti dona qualcosa di diverso. Tutto è più intenso: l’adrenalina, il tifo, la meraviglia. Non si cerca di distrarsi, lo sguardo è totalmente incollato al campo e ai giocatori. Se si presta un po’ più di attenzione si riescono a fiutare disappunto e gioia, soddisfazione e rabbia.

Mi ha anche colpito il fair play. Non che mi aspettassi un’arena piena di gladiatori assetati di sangue, ma nemmeno le pacche amichevoli sulle spalle. Il bello è che la reazione ad un errore non è prendersela con l’avversario, ma con se stessi. Quale modo migliore di crescere dentro e fuori dal mondo della pallavolo?


I personaggi

Parte rilevante del motivo per il mio improvviso attaccamento a questo sport, sono loro: i personaggi.

Dal bambino vestito di tutto punto che con entusiasmo infinito correva dietro ai palloni fuori campo, alle donne di mezz’età che si consumavano i polmoni nel tentativo, riuscitissimo, di incoraggiare la squadra, le persone mi hanno mostrato una faccia della pallavolo. Un volto pulito e onestamente interessato, cordiale ed entusiasta.

E poi, come non nominare i personaggi indiscussi, gli atleti. Il primo è, spero non suo malgrado, Marco Fabroni. Si presenta all’intervista del post-partita con un comportamento assolutamente rilassato e scherzoso, chi non lo sarebbe avendo vinto 3 set a 0? Comunque sembra un po’ l’amicone, quello che alle feste fa il giro e conosce sempre tutti.

Poi eccola, la trasformazione da Dr. Jekyll a Mr. Hyde. Appena parte la prima domanda la posizione cambia quasi impercettibilmente e il modo di porsi in maniera drastica. Questo è professionismo, la capacità di capire quando essere seri e impostati e quando si può fare una battuta tagliente. L’unico ricordo di questa trasformazione, non sinistra come quella di Stevenson (fortunatamente), sono le borse di carta nascoste dietro alle gambe. Come a ricordarci che quelli non sono solo atleti, ma uomini.. E proprio per questo ci piacciono ancora di più.

Le famose “sportine”

L’altro pallavolista di cui ci occuperemo è Filippo Vedovotto. Durante la partita è leggermente terrificante incontrare il suo sguardo, da uno a dieci un bell’otto sulla scala della paura. Sembra che il suo elettroencefalogramma sia una linea ininterrotta di imprechi e madonne, vista la provenienza serenissima. Preghi che non sbagli per timore della sua furia. Poi però a fine partita riceve con grazia il regalo per il suo compleanno e bacia sorridendo (SORRIDENDO!) una bambina tenerissima.

E’ come vedere la Bestia che si trasforma in Adam e balla con Belle. I capelli ci sono.


Sport day e risultati

Se volete anche voi vivervi la magia della pallavolo e tifare senza vergogna per l’Emma Villas, potete partecipare allo Sport Day. Domani 17 dicembre alle 15.30 con la pallavolo ed a seguire con i cestisti della Mens Sana 1871, al prezzo d un unico biglietto potrete godervi lo sport senese. Per ulteriori info visitate il sito ufficiale della squadra.

Insomma dopo una sconfitta e una vittoria i nostri eroi devono affermarsi e continuare la stagione con il piglio giusto. Noi possiamo aiutarli e incitarli, quindi… ci vediamo al PalaEstra!


Silvia De Martin Pinter.

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