Storia di un otto marzo

La cucina semibuia, solo qualche timido raggio di sole fa capolino dalla finestra. Il silenzio sacro delle sei del mattino viene rotto da un cucchiaino caduto sul pavimento. “Speriamo che Sofia non si sia svegliata!”. Rimane immobile, trattiene il respiro fin quando capisce di non averlo fatto.

Finita di preparare la caffettiera, si mette ad aspettare con la schiena appoggiata al muro. “Questa giornata sarà infinita – dice fra sé – se lascio Sofia all’asilo per le 8 riesco ad arrivare in orario a quel colloquio; quando finisco passo dal supermercato.. devo ricordarmi di vedere in frigo cosa manca… passo in posta per quelle raccomandate, poi vado a riprendere Sofia per le 13… ah, se solo l’asilo avesse la mensa!”.

Il profumo di caffè ha intanto inondato la piccola cucina, interrompendo momentaneamente il flusso dei suoi pensieri; prende il cucchiaino caduto poco prima e lo usa per girare lo zucchero nella tazzina. Ad un certo punto ricorda una conversazione avuta qualche giorno prima: “ Io proprio non so lei come faccia – aveva detto la maestra di Sofia -. Una casa da mandare avanti, una bambina piccola a cui badare, tanti lavoretti per arrivare a fine mese.. lei è proprio una persona da ammirare!”.

Non era la prima volta che si sentiva fare quel discorso, ma ogni volta avrebbe voluto rispondere urlando: “Io non sono una persona da ammirare! Sono una persona che ogni mattina si rimbocca le maniche come tante altre e lo fa per amore di sua figlia, perché lei al mondo ha solo me”. Ma in realtà, ogni volta da quattro anni, si limitava ad un sorriso appena accennato, e faceva spallucce. Quella bambina dagli occhi grandi color cioccolato era entrata nella sua vita inaspettatamente, ma nonostante il terrore di doverle fare da genitore l’aveva amata da subito, e non aveva mai avuto il pensiero di abbandonarla, come qualcun altro aveva già fatto.

Ultimo sorso di caffè, uno sguardo all’orologio. “È ora di svegliare quella pigrona”. Entra nella stanza della piccina, si siede sul letto e le sussurra dolcemente “Amore, è ora di alzarsi..”.
Sofia si stropiccia gli occhi e fa un bel sorriso.

“Buongiorno papà!”

M.G.

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