No Ombrina, una lotta che coinvolge tutta Italia

14 ottobre 2015, a partire dalle 10.30 centinaia di persone provenienti da Abruzzo, Lazio, Marche, Molise e Campania, si ritrovano davanti al Ministero dello sviluppo economico per difendere un territorio, una regione, un mare: l’Adriatico. All’interno della struttura si sta svolgendo la conferenza dei servizi decisoria per la realizzazione del progetto Ombrina Mare 2, che prevede la trivellazione a scopo di estrazione petrolifera nel mare abruzzese avallata dal Governo, l’opera più impattante tra i molti altri progetti contenuti all’interno del famigerato Sblocca Italia e divenuta il simbolo della battaglia contro la deriva petrolifera nell’Adriatico. In caso di approvazione i lavori potrebbero partire immediatamente.

Al presidio organizzato dal coordinamento “No Ombrina” ci sono sindaci, associazioni, consiglieri regionali,semplici cittadini a rappresentare il volere del popolo abruzzese, e non solo, che da anni si batte contro la possibile minaccia rappresentata dalle trivelle. In questi anni molte sono state le grandi manifestazioni di protesta, l’ultima in ordine di tempo è stata quella del 23 maggio a Lanciano a cui hanno partecipato ben 60.000 persone. Il sit-in è l’ennesimo tentativo di bloccare Ombrina, visto che l’approvazione in questa sede renderebbe totalmente inutile qualsiasi tipo di referendum. L’entrata dell’edificio è bloccata dalle forze dell’ordine schierate in assetto antisommossa e le ripetute richieste di far salire una delegazione, accompagnata da alcuni deputati, viene ripetutamente respinta. La situazione si fa tesa in alcuni frangenti ma non si va oltre qualche spintone da parte della polizia. A placare gli animi arriva la notizia del rinvio della conferenza che si svolgerà di nuovo fra tre settimane. Il progetto Ombrina non viene approvato ma il presidio va avanti fino alle 13.30 e sono tante le voci di associazioni e comuni cittadini che spiegano le motivazioni del dissenso le quali risuonano amplificate dal megafono di fronte al ministero.

Ma la lotta continua – ci dice Renato Di Nicola, dell’Abruzzo Social Forum e uno dei promotori del coordinamento No Ombrina, “in queste tre settimane di tempo dobbiamo far pressione sul consiglio regionale abruzzese affinché approvi la legge istitutiva del Parco Regionale della Costa dei Trabocchi, una decisione che impedirebbe la realizzazione del piano di estrazione petrolifera davanti alle coste abruzzesi. Una battaglia necessaria contro un tipo di sviluppo a cui la popolazione ha dimostrato a più riprese di opporsi e una richiesta di democrazia che partendo dall’Abruzzo ha coinvolto la cittadinanza di altre regioni quali Molise, Marche, Puglia ed Emilia Romagna. Una lotta che non riguarda solo l’Italia, infatti, anche in Croazia sono nati movimenti che si stanno battendo per difendere quel pezzo dell’Adriatico e che a breve incontreremo ”.

Le parole di Renato Di Nicola sottolineano l’alleanza sociale e l’unità di intenti che stanno caratterizzando l’opposizione alle trivelle, unendo le popolazioni di varie regioni. Oltre a quelle sopra citate non possiamo dimenticare la Basilicata, una delle più sfruttate nella ricerca petrolifera che estrae circa 5 degli 11 milioni di barili nazionali e che, secondo i geologi, sta pagando la sua “ricchezza” attraverso danni ambientali (fonte: La Stampa).

Informazioni aggiuntive sul progetto “Ombrina”

Può sembrare una domanda banale, ma in realtà molti la vedono semplicemente come “petrolio in casa propria” senza aver mai approfondito la sua natura.

Ombrina Mare è un programma di sviluppo di idrocarburi (liquidi e gassosi) che interessa il tratto della Costa dei Trabocchi, litorale abruzzese che da sempre è oggetto di attenzione delle compagnie petrolifere. Essa prevede l’installazione di una piattaforma (di 35x24m) alta oltre 45 metri dal livello del mare, collegata a una raffineria galleggiante ,lunga 320 metri e larga 33 con una altezza dal livello del mare di 54 metri, che stazionerà a sole 10 miglia dalla costa, (Fonte: www.primadanoi.it). Fin qui in molti potrebbero dire “E allora? Petrolio in Italia. Significa entrate alla regione, posti di lavoro, energia diretta”. Andiamo avanti, dunque, prendendo la questione su un piano di qualità e quantità delle riserve. Esse sono costituite da volumi di olio e gas. Per quanto riguarda la qualità degli idrocarburi, ci si rifà al grado API (American Petroleum Institute) e al contenuto di zolfo presente nei greggi. Sulla base di questi gradi, il greggio di Ombrina Mare risulta essere pesante e acido (per l’elevato contenuto di zolfo), per cui è di pessima qualità. Ciò vuol dire che sarebbero necessarie ulteriori lavorazioni di raffinamento, perché petrolio di bassa qualità significa necessità di infrastrutture altamente impattanti come desolforatori o impianti per addolcire il gas, oltre a gasdotti e oleodotti. Inoltre, la produzione stimata di Ombrina Mare inciderebbe sul consumo annuale nazionale di petrolio nella misura dello 0,2% e su quello di gas dello 0,001%: siamo sicuri che valga la pena spendere soldi e rimetterci in salute per cifre tanto esigue?

I rischi ambientali non sono pochi. Le attività offshore mettono in pericolo numerose specie ittiche (nelle quali, tra l’altro, si riscontra un aumento considerevole di concentrazione di mercurio); l’inquinamento atmosferico causato dalle emissioni quotidiane delle piattaforme rischia di portare sulle coste dell’Adriatico ossidi di zolfo, di azoto e gas climalteranti; si verificano abbassamenti del suolo marino intorno alle zone circostanti i pozzi, e le buche che ne conseguono vengono riempite dal mare con sedimenti provenienti dalle coste, provocandone l’erosione.

Non si può neanche parlare di risvolti economici per la regione, dato che le royalties sono bassissime e da tutti i progetti di coltivazione in Abruzzo, sia in terra che in mare, le entrate alla regione sono di poco più di 200.000 euro (questo nel 2014): un introito talmente basso, per una regione, da essere praticamente insignificante. Aggiungiamo il fatto che lavoro non se ne dà, perché la piattaforma Ombrina Mare, con annessa nave destinata alla produzione e allo stoccaggio, condotte e cavi sottomarini, non prevede un presidio permanente di personale a bordo.

Un solo articolo non può spiegare a sufficienza la passione e la forza con cui il popolo abruzzese si sta opponendo per salvaguardare il proprio territorio e il mare Adriatico contro gli interessi dei petrolieri. Quello che cerchiamo di fare è dare risalto a una lotta che non sembra interessare troppo le testate  giornalistiche nazionali e diffondere la questione anche all’interno di un ambiente così geograficamente variegato ed eterogeneo come quello dell’ateneo senese, dando spazio ad una questione che ci riguarda tutti da vicino.

Daniele Forcella
Ilaria Borrelli

Fonti
www.primadanoi.it
https://stopombrina.wordpress.com/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *