Napoli: 5 storie misteriose e leggende campane

È dall’inizio di questo anno che premonizioni e misteri vari giungono alle nostre orecchie. Da “anno bisesto anno funesto” alla medium americana che aveva previsto un 2020 in cui le persone per uscire di casa avrebbero dovuto indossare mascherine e guanti. Questo mi ha dato l’idea per raccontare una parte che amo della mia terra,Napoli e la Campania.

Ecco a voi 5 miti e leggende napoletane.


O MUNACIELL

Attenzione bambini a fare i cattivi o viene il munaciello e vi porta via! Una figura al limite tra realtà ed immaginazione quella del munaciello. Sotto la città di Napoli si snodano grotte chilometriche, grandiose caverne e profondi pozzi che negli anni sono state popolate a diversi scopi.

Oggi sono visitabili grazie all’associazione “Napoli sotterrannea”, nel corso del secondo conflitto mondiale sono stati usati come rifugio dai bombardamenti e prima ancora erano luogo di lavoro dei “pozzari”. Questi liberi professionisti erano grandi esperti dei cunicoli sotterranei della città, non era inusuale che risalissero dai pozzi rendendosi visibili agli occupanti della casa.

È proprio da queste loro intrusioni ed il mantello da lavoro, che nella penombra assomigliava ad un saio, che nacque la figura del “munaciello” lo spirito della casa.


LA BELLA ‘MBRIANA

Un altro spirito popola le case napoletane, è quello della bella ‘mbriana. Viene considerato scortese entrare in casa e non pronunciare il saluto “buonasera, bella ‘mbriana mia”, come canta Pino Daniele.

Ma chi è questa donna? Il suo nome deriva dal latino “meridiana” simbolo della luce, è lei la protettrice del focolare, che protegge la casa ed i suoi abitanti. Ma attenzione a non occuparsi della casa, a lasciare disordine o vivere nello sporco, perché la bella ‘mbirana potrebbe vendicarsi. Un antico detto recita “casa accunciata morte apparicchiata” cioè casa ordinata, morte sistemata (nel senso di allontanata, evitata).


LE JANARE

Il mito delle streghe di Benevento, le janare, ha origini antichissime. Le janare sono donne comuni di giorno che, nella notte tra il venerdì ed il sabato, si cospargono il petto o le ascelle di un unguento e spiccano il volo pronunciando la formula magica “supra acqua et supra vento et supra omne maltempo”.

La loro destinazione è il Noce di Benevento, albero sacro a Giove e descritto per la sua importanza nelle cerimonie nuziali anche da Plinio. Queste donne non sono legate al diavolo, come le altre streghe, ma alla terra.

Conoscono infatti le piante, i fiori e gli alberi e sono in grado di ricavare dalla stessa materia prima una pozione velenosa o guaritrice, a seconda dei loro capricci.


IL PRESEPE

Il presepe napoletano non si limita a rappresentare la natività. Si tratta di un insieme di simboli, alcuni contrapposti tra loro e da leggere in coppia, che rappresentano i due mondi: il divino ed il profano. Una sorta quindi di portale per l’aldilà.

Per questo motivo, il presepe non va lì dove l’uomo è addormentato e quindi indifeso, cioè la camera da letto! Non a caso, elementi fondamentali del presepe sono le sette erbe magiche che tengono lontano il Male. Queste sono: muschio, pungitopo, timo, serpilla, mortella, rosmarino e vepere.


IL SANGUE DI S.GENNARO

Questo è forse l’emblema della fede e dell’ideologia napoletana. Sono oltre 600 anni che tre volte l’anno la popolazione napoletana (e non solo) tiene il fiato sospeso in attesa che il miracolo avvenga. La prima liquefazione avvenne il 17 Agosto del 1389, dal 1659 tutto l’iter è seguito e garantito da una rigida commissione nei giorni 19 Settembre (data in cui il Santo è celebrato sul calendario Cristiano), 6 Dicembre (in ricordo dell’eruzione del 1631) ed il sabato che precede la prima domenica di Maggio.

L’evento miracoloso garantisce alla città un altro anno di protezione da parte del santo, fortemente rispettato a Napoli e con cui solo un gruppo di donne, le “ianuarie”, hanno il privilegio di interagire direttamente chiedendo il compimento del miracolo seduti nei primi banchi della chiesa. Non è solo il sangue delle due ampolle protagonista del miracolo, ma anche quello presente sulla pietra di Pozzuoli su cui il santo fu decapitato nel 305.


LA PASTIERA NAPOLETANA

Poiché è da poco passato il suo periodo di massimo splendore, aggiungo un bonus, la pastiera.

Curiosità 1) La grata di pastafrolla sulla pastiera napoletana deve formare dei quadrati, non dei rombi! Tre devono essere le strisce parallele che incrociano perpendicolarmente altre quattro strisce. Il motivo è molto preciso: tale schema rappresenta la planimetria del centro storico di Napoli, cioè l’antica Neapolis.

Curiosità 2) Ai tempi in cui la Russia era governata da Nicola I Romanov, vi erano ottimi rapporti tra la Russia ed il regno delle due Sicilie. Fu proprio dalla Russia che arrivò in dono il grano duro, grazie al quale iniziò la tradizione della pastiera napoletana. Si racconta che Maria Teresa D’Austria, soprannominata “la Regina che non sorride mai”, dopo aver assaggiato una fetta di pastiera, esternò un sorriso.

Molto meravigliato, suo marito, il re Ferdinando II di Borbone, avrebbe esclamato: “Per far sorridere mia moglie ci voleva la Pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo”.


Bina Barbato

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