L’eroismo di una danza: la Polacca op. 53 di Chopin

Come in un eterno ritorno dell’uguale, Quattroequaranta vi parlerà di nuovo di musica per pianoforte. E’ inutile: non si riesce a scappare dal re degli strumenti. Il brano di questa domenica è, infatti, la Polacca op. 53 in la bemolle maggiore del compositore e pianista polacco Fryderyk Chopin (1810-1849). Tutti voi conoscete Chopin per i suoi notturni, ma è stato anche un prolifico compositore di musica da ballo come polacche e valzer.

Una danza convenzionale, o no?

Fryderyk Chopin

Ma che cos’è una polacca? Una polacca è una danza in tempo moderato e in ritmo ¾ dal carattere maestoso. Nasce come danza cerimoniale in Polonia (ovviamente) e si trasferisce nei saloni da ballo dal XVII secolo; conosce una grandissima fama nell’Ottocento. Se volete avere un’idea di cosa stia parlando cliccate qui. Ora, avendo bene in mente i movimenti aggraziati delle coppie, gli abiti vaporosi e gli elegantissimi frac, ascoltare la Polacca op. 53 qui, eseguita dal grandissimo Horowitz.

Io, sinceramente, non riesco ad immaginare una coppia che danza su questa polacca. Non c’è niente di calmo e frivolo, se non nel tema esposto dalla mano destra; ma anche qui la frivolezza dura al massimo un minuto. Sembra più una polacca isterica, se mi è concesso usare questo termine. Le signorine eleganti avranno il fiato grosso, i cavalieri dovranno slacciarsi il panciotto; non c’è un momento di riposo. Che Chopin abbia voluto prendersi gioco di quei signorotti che passavano il tempo ai balli tra una danza e l’altra mentre lui, malato di tubercolosi, era costretto a rimanere in disparte per non rischiare di sforzarsi troppo? Non lo sapremo mai, ma conosciamo la storia dietro questo pezzo.

L’eroismo rivoluzionario in musica

La Polacca op. 53 fu composta nel 1842: all’epoca, Chopin aveva trentadue anni e viveva già da ventuno a Parigi. In quegli anni, la capitale francese attraversava un periodo un po’ turbolento: nel 1848 ci sarebbe infatti stata una rivoluzione. Proprio quell’anno George Sand (pseudonimo di Amantine Dupin), compagna di vita di Chopin, ascoltò la polacca e ne rimase talmente affascinata da scrivergli che in quella musica vi era “ispirazione, forza e vigore” e che da quel momento sarebbe diventata “un simbolo, un simbolo eroico”. Non vi sembra di sentire una certa voglia di indipendenza fra le allegre note della danza?

Henri Philippoteaux – Lamartine rifiuta la bandiera rossa di fronte al municipio di Parigi il 25 febbraio 1848

Chopin rimase sempre legato alla sua terra natale: in molte sue composizioni rievoca con nostalgia le immagini e le sensazioni della Polonia, nazione più volte messa alla prova dall’egemonia russa. Il senso di indipendenza era più forte lì che altrove, e Chopin infuse quest’idea in molti brani. Possiamo immaginarcelo ad un ballo, in disparte, mentre osserva irato e nostalgico la folla di parigini che, incurante del mondo esterno e dei suoi orrori, danza e civetta con leggerezza. Altri giovani la pensano come lui, glielo legge negli occhi, e ascoltano questa musica con aria grave; riescono a sentire cosa lui volesse dire con questi virtuosismi caotici affidati alla mano sinistra. Era necessaria una presa di posizione molto forte, e questo era tutto ciò che il compositore polacco poteva fare.

Ma non c’è solo ansia di ribellione e voglia di emancipazione. Può esserci anche il travaglio interiore di una giovane anima alle prese per la prima volta col mondo circostante, spaventata e intimorita da tutta questa folla. Che fare: rimanere o compiere questo salto nel vuoto? Uno dei giovani dall’aria cupa la guarda e, inspiegabilmente, si illumina di un sorriso gioioso. Lei è sempre più spaventata, ma quel sorriso la rassicura. Forse conviene davvero fare questo passo di là dal precipizio.

La Polacca op. 53 “riveduta e corretta”

Questa polacca è diventata uno dei pezzi di Chopin più noti al grande pubblico. Per questo motivo possiamo trovare il tema in alcune canzoni o colonne sonore. Per esempio, Till the end of time (x) di Buddy Kaye è interamente basata su questo; se volete qualcosa di meno malinconico c’è Oliver Cromwell (x) di Monty Python, cantata sulla prima sezione della polacca. Nessuna delle due vi soddisfa? Beh, anche i Doors hanno utilizzato questo tema, precisamente nell’assolo di organo di Hyacinth House (x). Se posso darvi un consiglio, comunque, ascoltate la Polacca op. 53 di sera, in auto, mentre percorrete una strada di grande percorrenza. Non dico che raggiungerete il Nirvana, ma poco ci manca…

Ci vediamo domenica prossima per un altro brano da ascoltare!

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