Leggere come io l’intendo: piccoli consigli di lettura

Bene, siamo in fase due. Significa finalmente uscire, bere qualcosa, passeggiare, tornare a casa, rivedere le persone che amiamo. Avete seguito le norme prescritte da qualsiasi canale televisivo? Avete fatto esercizio fisico e mantenuto l’ambiente pulito e ordinato? Siete usciti solo per motivi di emergenza, per fare la spesa o per lavoro? State sentendo la musichetta ossessiva? Credo però che, al di là dello stress e della mancanza di sonno, dell’astinenza da… (guardate spotted) e della nostalgia, qualcosa di buono deve pur esserci stato nelle vostre giornate. Magari avete trovate tempo per leggere!


Sicuramente avrete avuto più tempo per voi stessi

È vero, dovendo fare tutto su internet, dalle relazioni ai corsi, il tempo sembrerà trascorso più lentamente ma questi due mesi e mezzo, per alcuni anche tre, possono essere visti come un’occasione.

Sì, per molti occuparsi di se stessi ha significato comprare metri cubi di lievito e quintali di farina. Altri hanno riscoperto l’irsutismo come stato fisico accettabile. Altri ancora hanno iniziato a leggere.

Non tutti sono concordi con questo punto di vista (e no, non sto parlando dell’irsutismo), infatti mi è stato fatto notare che per molti è stato più difficile trovare del tempo per leggere. Non vi preoccupate, questo non è il solito articolo sulla lettura e su come ritagliare piccoli momenti per poter dire, alla fine dell’anno, di rientrare nella categoria di coloro che hanno letto almeno tre libri all’anno, per piacere, si intende.


L’occasione non fa l’uomo lettore

Come ho detto, portarsi dietro un libro quando si è in coda alle poste, non è una soluzione. Perché dovreste stare in piedi, sudando, con una vecchietta che vi chiede se è già il suo turno. No, cari. Leggere richiede dedizione e impegno, ma questo non significa che non sia rilassante e sicuramente soddisfacente.

Sia per chi ha cominciato a leggere ora, che per chi ha sempre letto, l’unico modo per far rientrare la lettura nelle nostre giornate è farla essere parte della nostra vita. Se davvero avete iniziato a leggere con più assiduità in questo periodo appena trascorso, è il caso di fare tesoro di questa abitudine.


Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo

Per aiutarci in questo percorso ho scelto due libri, uno molto antico e uno scritto pochi anni fa. Il primo, magari alcuni di voi lo hanno già letto, è edito da Adelphi e s’intitola 101 storie Zen. Leggendo la prefazione si scopre che alcuni  di questi racconti sono parte della Raccolta di Pietra e Sabbia che nel XIII secolo il maestro zen Muju mise insieme durante i suoi pellegrinaggi; altri invece sono stati pubblicati alla fine del secolo scorso.


L’altro romanzo è stato scritto da Kaho Nashiki. Non vi dirà niente, e in effetti non diceva niente anche a me fino a quando non l’ho trovato nelle promozioni della Feltrinelli. Non è conosciuta come Murakami o Banana Yoshimoto; il suo romanzo, Un’estate con la strega dell’Ovest, è stato pubblicato in Giappone nel ’94 ed è stato tradotto in italiano solo l’anno scorso.

Nel post scriptum all’edizione giapponese del 2017 Kaho scrive “Venticinque anni fa guardavo questo libro con preoccupazione, chiedendomi per chi potesse avere un valore, a parte per me e per le donne simili a me.”


Lo Zen e l’arte della manutenzione della lettura

Lo Zen è definito come l’arte e il proposito interiori dell’Oriente e fu importato in Cina da un seguace di Buddha, Bodhidharma. Dal XII secolo si diffuse in Giappone, assumendo il nome di Zen. Questa dottrina, ma forse è meglio chiamarla esperienza, mira all’Illuminazione del praticante.

In parole povere, consiste nel riuscire a capire, comprendere e far propri tutte gli infiniti piccoli movimenti dell’universo e, da quel momento, iniziare a farne parte senza più ferire o soffrire.

Io, almeno, sono arrivata a capire fin qui. Certo, non ho meditato a sufficienza per dare un eccellente riassunto, ma da quello che si scrive dovrei stare presso un maestro Zen per dieci o quindici anni e mi è sembrato che ci volesse un po’ troppo.

Quello che resta nel quotidiano da un libro come questo, però, è la consapevolezza di come le nostre vite siano strettamente intrecciate alle nostre attività. Può sembrarvi banale come osservazione, ma quanto spesso prendiamo in mano il telefono e guardiamo Instagram unicamente perché siamo a disagio nella situazione in cui ci troviamo e quella è una comoda via di fuga?

Secondo me la lettura non è solo questo. È vero, è bellissimo quando i libri ci portano lontano dal caos quotidiano, regalandoci sensazioni, emozioni e ricordi forse; ma sarebbe un errore fermarsi a questo livello. Finché ci si limita a questo aspetto, la lettura sarà sempre un’appendice della nostra vita (e sono sincera, mai un granche d’aiuto né una valida alleata delle vostre esperienze).

Perché sì, la lettura può essere anche questo. Un’alleata e un aiuto, ma non solo; può arricchire notevolmente le esperienze che viviamo. Si capiscono meglio i libri, se li si legge al momento e nel posto giusto, per questo dovete sceglierli con accuratezza e con attenzione. Alla fine, un po’ l’insegnamento Zen è anche questo, capire quale sia la cosa giusta al momento giusto.

Leggete Le onde al mare, Cime tempestose se siete in montagna e magari fuori infuria un temporale (e magari anche quando siete innamorati), oppure Una cosa divertente che non farò mai più quando siete in crociera. Può sembrare banale e non vi fornirà degli strumenti critici per analizzare meglio le opere; ma sicuramente ve le farà vivere di più e amare di più.


Leggere come io l’intendo, significa vivere profondamente

E questo ci porta al nostro secondo libro. Può essere considerato un libro per bambini che fa bene leggere anche quando si è adulti. Racconta la storia di Mai, una ragazzina introversa e molto sensibile che inizia il suo addestramento da “strega” con la nonna materna. L’addestramento da strega consiste nel diventare consapevoli di se stessi, porsi degli obiettivi e mantenere le proprie scelte.

Non si discosta molto dall’ideale Zen, eppure Mai lo rende così vivo. Il panorama fosco della sua vita si rischiara piano piano, mentre compie dei piccoli gesti quotidiani come fare la marmellata, andare nel bosco a fare due passi, accarezzare un gatto. In breve, Mai si rende conto che un obiettivo può essere anche solo vivere una buona giornata quando si è tristi.

Mentre Mai imparava a diventare grande, io mi godevo la sua simpatia, imparavo a fare la marmellata di fragoline e soprattutto passeggiavo nel bosco. E riuscivo ad essere lì, con tutta me stessa, in quello che facevo.


Veronica Ragozzi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *