L’amica geniale: anatomia del fenomeno Ferrante

Come era accaduto con la prima serie, anche la seconda stagione del ciclo de L’Amica geniale sta entusiasmando gli spettatori di tutto il mondo. Successo anticipato da quello letterario, che ha segnato in modo indelebile la storia editoriale italiana, raccogliendo elogi e consensi da buona parte della critica estera (rispetto alla nazionale, piuttosto tiepida).

Mentre “L’amica geniale” prendeva le mosse dal primo incontro di Elena e Lila, percorrendone l’infanzia, “Storia del nuovo cognome”, riprende la narrazione dell’amicizia dal matrimonio di Lila, giovanissima, snocciolandone l’adolescenza e la prima giovinezza. L’adattamento è ancora una volta curato da Saverio Costanzo, e vede la collaborazione di HBO e RAI Fiction.


FENOMENO FERRANTE

Il successo dello pseudonimo Elena Ferrante appare ancora poco sondabile. Assimilato per certi versi a un modernofeuilleton”, segue il percorso di vita delle due protagoniste femminili, Lila e Elena, nate in un rione povero della periferia di Napoli.

Non mancano di certo elementi in grado di conquistare il lettore: dall’avvincente intreccio narrativo all’indiscussa capacità di dare vita ai personaggi, il tutto cesellato da una scrittura piana, genuina, tagliente, che contribuisce a rendere ‘L’amica geniale’ uno dei migliori prodotti editoriali mai confezionati.

Si sa però che un romanzo, come altre opere artistiche, non può e non deve essere considerato un prodotto di mercato: non è il suo successo a renderlo un capolavoro.

L’ambiguità della Ferrante sta tutta qui: sarebbe facile liquidare il fenomeno come l’ennesimo best seller, nell’ amara consapevolezza che il suo valore è tanto fioco quanto la sua fortuna. Ma, pure tralasciando l’ovazione mondiale, sembra, anche a un lettore avvezzo, che la sua opera risplenda di una luce propria, di una sua integrità intrinseca.

In effetti, lo pseudonimo Elena Ferrante poco s’accordava, prima de ‘L’Amica geniale, alla veste di scrittrice popolare. Tutt’altro: i suoi primi tre romanzi, ‘L’amore molesto’, ‘I giorni dell’abbandono’ e ‘La figlia oscura’ sono ben più celebri per i loro omonimi adattamenti cinematografici.


IL CUORE DELLA TRILOGIA

Qual è dunque il grande pregio della Ferrante? L’essere, in questi tempi di scrittori e scrittrici improvvisate, una narratrice coerente. Sarebbe limitato definire la quadrilogia (che si estende per circa 1700 pagine) come la mera cronaca di un’amicizia femminile. Piuttosto, scevra per l’ennesima volta temi già affrontati nelle opere che l’hanno preceduta, ricalcati perché irrisolti.

La fuga dal paese di nascita, l’ossessione di sfuggire la povertà attraverso la cultura, il valore salvifico e insieme fatale della propria genialità, la definizione cinica e sfuggente dell’amore, tutto si dipana a partire da un’unica esigenza: osare affrontare l’accezione essenziale dell’essere donna.

E l’universalità che tale microcosmo è in grado di inglobare, ci ricorda che lo spazio del rione è anche, ma non solo, lo spazio di Napoli; e lo spazio temporale, dagli anni ‘60 fino al 2000, è anche, ma non solo, un frammento di storia italiana.


Elisa Agostinelli.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *