Il secondo appuntamento con Colazione d’artista regala piccole riflessioni

Oggi, 10 novembre, si è tenuta la seconda Colazione d’artista. Ospiti al Bar Il Palio Claudia Ponzi e Adriana Amoruso, vincitrici del bando di residenza promosso dalla Siena School of Liberal Arts. Abbiamo parlato del primo incontro in questo articolo. Non abbiamo potuto perdere l’occasione di un brunch in compagnia di due artiste contemporanee, e così altri curiosi con la voglia di prendersi un caffè e imparare qualcosa di nuovo.

Il rapporto con il territorio

La curatrice, Valeria D’Ambrosio, ha introdotto il brunch spiegando brevemente in cosa consiste il progetto, sottolineando l’attenzione particolare data al rapporto tra l’artista e il territorio. L’artista cerca cioè di entrare in contatto con il paesaggio fisico, le attività a lui connesse (artigianato, vita quotidiana, tradizioni…), le istituzioni e le popolazioni stesse. Questo rapporto verrà poi espresso nell’opera d’arte in modi diversi a seconda delle inclinazioni e della storia personale degli artisti. E le due artiste presenti ci hanno raccontato in che modo hanno dato valore al territorio raccontandone la storia, con un pizzico di personalità e ironia.

L’ironia pungente e dolce di Claudia Ponzi

Nata a Padova ma formatasi a Milano, Claudia descrive la realtà contemporanea con un’ironia pungente e delicata allo stesso tempo, che ci permette di interrogarci sul presente e formulare qualche ipotesi. Le sue opere consistono in fotografie, riprese video, performance ma anche attività di storytelling. L’artista diventa così un cantastorie moderno, in grado di raccontare la fragilità dell’esistenza in un mondo costantemente connesso. Un cantastorie che non ha paura di uscire dalle barriere imposte dalla morale e dalla consuetudine.

Un momento della colazione

Claudia ci ha mostrato subito di cosa era capace. Si è alzata, è andata verso uno degli organizzatori e gli ha stropicciato la camicia all’altezza dei capezzoli. Questa non è nient’altro che una performance, dal titolo Stringi stringi, che mira a mettere in evidenza l’inutilità di alcuni tabù sessuali, in particolare quello che gravita intorno ai capezzoli femminili. Anche gli uomini ce li hanno; perché solo quelli femminili vengono sessualizzati? Claudia ci ha raccontato che, in genere, c’è un certo imbarazzo fra gli uomini che partecipano, volontariamente o meno, alla performance; ci ha svelato che lei gioca proprio su questa sensazione, fermandosi appena prima che l’imbarazzo si trasformi in sensazione di essere violentati.

Più commovente è Animal tombs, un progetto fotografico che ha come soggetto gli esseri umani e le tombe dei loro migliori amici pelosi. Le persone vengono ritratte nei giardini, dove solitamente vengono seppelliti gli animali domestici, o in luoghi dove riaffiora la sensazione legata a quel rapporto speciale. Nelle foto che ci ha mostrato appaiono croci, piccole lapidi e tumuli che indicano uno spazio creato dagli uomini per i loro animali.

Animal tombs di Claudia Ponzi. Collective exhibition: 2013 La Veronica Gallery (RG) Modica. 2012 Barbarie, DOCVA Gallery (MI) – curata da Marcello Maloberti e Adrian Paci. Arts Festival (BO) – De’Marchi Gallery. Stracrepaccio Paradise (MI) – Crepaccio

A Claudia, lo abbiamo capito, piace giocare con le emozioni. E le reazioni. La sua performance Libarca è una decostruzione con successiva ricostruzione di una libreria dell’Ikea. Questo comunissimo mobile è stato trasformato in una barca, con la quale l’artista ha attraversato il tratto tra l’isola di Albarella e Rosolina Mare (Rovigo); un tratto pericoloso, con forti correnti che hanno causato non pochi incidenti (e qualche vittima). Questo è sempre stato un sogno di Claudia, fin dall’infanzia; lo ha reso ancora più speciale dandogli un simbolo. Per la prima volta infatti ha riferito pubblicamente di aver superato la dislessia; così, questa performance diventa un navigare attraverso la cultura, superando la narrazione.

Qui potete vedere il portfolio di Claudia; lo stesso link è la fonte dell’immagine nell’articolo.

Adriana Amoruso e le piccole, grandi emozioni

Adriana invece è di Trani per nascita ma di Firenze per formazione. L’Accademia di Belle Arti fiorentina la interessava proprio per il suo essere “accademia”, un punto di riferimento importante. Il primo progetto di cui ci ha parlato è un lavoro molto speciale, creato in collaborazione con il fratello e dal titolo La consistenza del sentimento. Il fratello stava vivendo un momento difficile, e Adriana gli ha chiesto di colorare alcuni rimasugli di tela secondo il suo stato d’animo. Il risultato è stato una serie di macchie di colore aggressive, cariche di negatività, che i due hanno cucito seguendo l’esempio della madre ricamatrice. Il ricamo li ha aiutati a costruire piccole e personalissime storie, il cui contenuto non ci è stato rivelato ma che è pieno di emozione e speranza.

Gli artisti vincitori del bando di residenza

Homeless è il prodotto di un altro progetto di residenza, in collaborazione con dieci migranti che hanno documentato il loro viaggio tramite le fotografie fatte coi cellulari. Alcuni nidi vuoti rappresentano poi il disagio provato nel vivere in una casa che, da porto sicuro, diventa un luogo fragile; Adriana si è permessa di trafiggere i nidi con dei chiodi, così come i governanti di quei paesi hanno violato le abitazioni con la loro incapacità di prendersi cura dei propri cittadini.

Ultimo progetto presentato è stato Faredisfare, che aveva come obiettivo la riqualificazione del territorio industriale di Prato. Nell’Ex Anonima Calamai, lanificio progettato da Luigi Nervi, Adriana e altri artisti hanno ripreso delle piccole performance incentrate sul gioco. La loro idea era di non vivere la fabbrica facendosi rapire dalla fascinazione della rovina ma come uno spazio libero da riscoprire. Simbolica, perciò, è stata l’installazione di Adriana: dei semi di lino fatti crescere nell’ovatta, sul pavimento.

Le nostre riflessioni

Detto da gente come noi, molto lontana dall’essere intenditrice di arte, prendere parte all’appuntamento al Bar il Palio con Claudia e Adriana è stato un po’ come fare un giro su un altro pianeta. In un periodo storico continuamente bombardato da notizie pseudo catastrofiche e in cui i media hanno completamente stravolto l’idea di produzione artistica limitandola a tutto ciò che è veloce e a portata di profilo Instagram, abbiamo estremamente apprezzato la capacità delle due artiste di ritagliare una piccola fetta di realtà dedicata alla sfera della sensibilità e dei valori.

In particolare, siamo rimaste affascinate dalla maniera in cui degli stralci di vita quotidiana nel caso di Claudia o dei ricordi d’infanzia nel caso di Adriana abbiamo trovato realizzazione concreta nei lavori delle due artiste trasformandosi in fotografie o in delle chiazze di colore.

Abbiamo inoltre trovato molto significativa la semplicità del loro messaggio, inserito in un contesto come quello contemporaneo in cui l’arte tende a diventare sempre più complessa e di ardua comprensione, sfociando molto spesso in eccessi per lo più futili. La scelta di lavorare su una base territoriale rivalutando anche un mestiere molto “classico” quale quello dell’artigianato, incarna proprio questo contatto diretto con la realtà concreta e prossima, che per tale motivo si allontana dagli abbondanti astrattismi e forzati artifici di cui sono ormai piene fino all’orlo la maggior parte delle  opere d’arte.

Tutto ciò, considerata la giovane età delle protagoniste dell’evento, non può che rappresentare un (seppur ridotto al breve momento della prima colazione) barlume di speranza per il futuro delle arti, purtroppo costrette a ritrarsi se messe faccia a faccia con le richieste attuali del mondo del lavoro il quale riserba loro pochissimo spazio e con gli interessi della società odierna, attratta sicuramente da tutt’altro che non da delle sane riflessioni artistiche.


Federica Pisacane e Annachiara Crea.

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