Grüß Gott! Cronaca di un’italiana a Graz – L’italiano all’estero

«Oh, you come from Italy! That’s so cool! I’m so jealous!»

Ho sentito questa frase almeno un centinaio di volte da quando sono qui. Specialmente in periodo di campagna elettorale non ero molto entusiasta dell’idea di qualcuno invidioso di me solo perché vivo in Italia e parlo italiano, ma col tempo ho iniziato a riderci su.

Anche perché ci sono realtà ben peggiori, e noi italiani dovremmo davvero smettere di lamentarci di qualsiasi cosa.

 

Lagna boys

E cosa fa maggiormente l’italiano all’estero? Esatto, si lamenta. Di tutto. Io stessa mi lamento di tutto. È nel nostro gene, non c’è niente da fare. Ci lamentiamo del caffè (che, onestamente, a me piace), della pizza, della pasta, della mancanza del bidet, delle abitudini degli altri Paesi, del clima.

Ogni tanto dovremmo fare un respiro profondo e apprezzare l’opportunità di scoprire una nuova cultura, specialmente se viviamo in un altro Paese temporaneamente.

In fondo, tra pochi mesi torneremo tutti ai nostri caffè, alle nostre pizze e ai nostri bidet.

Effetto ghetto

Non me ne vogliano gli italiani che ho conosciuto qui, che sono delle persone fantastiche e un’ottima risorsa quando sei stufa di parlare inglese o tedesco. Fin da subito ho deciso di non avere principalmente italiani fra le mie amicizie. Nel mio gruppo, infatti, sono l’unica italiana.

Ho notato, comunque, che chiunque tende a raggrupparsi con persone provenienti dallo stesso Paese. Non ne faccio assolutamente una colpa; voglio solo sottolineare che, secondo me, in questo modo si perde un punto fondamentale dell’esperienza all’estero: scoprire altre culture. E anche imparare cosa pensano gli altri di noi.

 

Hollywood non è la realtà

Quella italiana è, forse, la cultura più famosa, e più stereotipata. Ho perso il conto delle volte in cui qualcuno mi ha detto qualche parolaccia in italiano, o mi ha ripetuto parole come “Berlusconi” o “mafia”. Così come tutti credono di conoscere la cultura italiana, così rimangono sorpresi quando, sorridendo, gli spiego che quello che pensano non è proprio esatto.

Un esempio? La mafia italiana viene vista come una cosa glamour, alla Padrino. Sul treno da Hallstatt a Graz ho spiegato ad un belga, un brasiliano e un francese perché non rido quando mi chiamano “Mafia Mamma”. Non avevano la più pallida idea dei crimini mafiosi, non sapevano chi fossero Riina o Messina Denaro, né delle trattative Stato-mafia.

Però hanno imparato a scherzare meno su queste cose.

Un fondo di verità

Continuano a scherzare però su molti altri stereotipi, che ho scoperto essere veri.

  1. È inutile che cerchiamo di negarlo: gesticoliamo un sacco, sempre. Ovviamente ho anche tenuto una lezione sui gesti più comuni e il loro significato, in modo da farmi capire quando agito le mani in maniera convulsa;
  2. Mangiamo tantissima pasta. Quando sono arrivata qua mi sono ripromessa di combattere contro questo stereotipo; dopo tre mesi ho ammesso l’evidenza. Ma come si fa a vivere senza pasta a pranzo?
  3. Siamo estremamente solari e aperti. Persino io, che sono generalmente introversa, vengo vista come alla mano solo perché vengo dall’Italia. Ci considerano la terra del sole e dell’estate, dove tutto è per forza giocoso. Sarà davvero così?
  4. Siamo molto passionali. Mi sono sentita dire anche questa frase, in modi più o meno carini. Può essere vero? Non lo so, ma sicuramente siamo molto più calorosi dei nordeuropei…
  5. È facile attraversare l’intera Italia. Beh, questo è in parte vero: ci vogliono poco meno di 5 ore per andare dall’Adriatico al Tirreno; ma tutti sottovalutano la lunghezza del nostro Paese. Quando ho detto che ci vogliono quasi 14 ore per andare da Trieste a Reggio Calabria mi hanno guardato con tanto d’occhi.

Una cultura troppo famosa

Onestamente, un po’ di orgoglio italico mi è venuto. Insomma, nessun Paese ha lo stesso patrimonio artistico del nostro, il cibo è fantastico, il clima è ottimo, abbiamo sia il mare che la montagna. Insomma, le solite cose. Spesso però vorrei che il nostro Paese non fosse così noto.

Mi sono accorta di conoscere pochissimo delle altre culture, specialmente quelle nordeuropee, così come non conosco le maggiori città in Europa. Certo, le capitali le so, ma mi mancano le città importanti. Così come non conosco la musica degli altri Paesi. Più o meno una trentina di persone mi hanno citato una canzone italiana (ovviamente le più trash, ma qualcuno mi ha sorpresa con qualche buon titolo), mentre se mi doveste chiedere il titolo di qualche canzone danese, o brasiliana, o australiana per esempio, non saprei cosa rispondervi. Sto cogliendo l’occasione per accrescere le mie conoscenze.

Ogni giorno imparo qualcosa di nuovo e gli altri conoscono un aspetto dell’Italia che non conoscevano (Grosseto, per esempio, ma nemmeno gli italiani sanno dov’è).

A questo punto vi starete chiedendo cosa ho imparato dagli altri, ma questa è una storia che vi racconterò la prossima volta …


Federica Pisacane.

 

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