Francesco Motta: impressioni di un concerto alla fine dei vent’anni

Timido come pochi, Francesco Motta (1986), domenica 26 marzo, si è esibito a teatro, nell’ambito della rassegna “Rinnovati Rinnovati” che si conferma un’ottima iniziativa capace di far apprezzare l’arte, in tutte le sue espressioni. Accompagnato da Cesare Petulicchio (batteria), Federico Camici (basso), Leonardo Milani (tastiera, cori, domande e risposte) e Giorgio Maria Condemi (chitarra), alla fine di un lunghissimo tour in giro per l’Italia, Motta regala un concerto imperdibile, secondo chi c’è stato.

Il cantautore, nato a Pisa, nel 2006 è tra i fondatori del gruppo Criminal Jokers, per i quali è paroliere, cantante e batterista. ll 18 marzo 2016 è uscito il suo primo album da solista, intitolato La fine dei vent’anni. Il disco è stato prodotto da Riccardo Sinigallia, che è anche coautore di alcuni brani. Nel settembre seguente viene candidato alla Targa Tenco 2016 nella categoria “Opera prima”, e la vince.

Ecco le impressioni di alcuni uRadiani che hanno assistito al concerto.

Silvia Stefanini (29 anni). Assistere a questo concerto davvero alla fine dei vent’anni ha un sapore diverso, qualcosa che i giovani ventenni non potranno mai percepire. Francesco Motta arriva stanco, in una domenica di marzo, alla fine del suo lunghissimo tour su e giù per l’Italia. A Siena approda nel tardo pomeriggio, stremato dalle date del weekend, eppure l’energia di certo non gli manca. La folla si esalta immediatamente e non tarda a sistemarsi in piedi davanti al palco. Luci e fumo (da palcoscenico), audio che rasenta la perfezione, una voce potente, pulita e penetrante: questi gli ingredienti di un concerto che si prospetta unico, ma troppo breve, a discapito delle energie di tutti.
Sei bella davvero non piace a Motta, come ammette lui stesso e, se devo esser sincera, neanche a me.  Ma il pubblico apprezza tantissimo: voci ed entusiasmo. Arriva la dedica ai genitori in Mio padre era un comunista: il papà, eletto Mick Jagger della famiglia, e la madre, bellissima.
Il momento topico del concerto arriva in ripresa con Roma Stasera, canzone che accende luci ed animi del Teatro dei Rinnovati; i ragazzi alla fine dei vent’anni si fanno vedere e sentire fra le prime file, i musicisti esaltano il pubblico e Francesco Motta non si risparmia, sempre sorseggiando quella sua grappa che fa invidia a tutti gli assetati spettatori (me compresa!).
La fine dei vent’anni, Prima o poi ci passerà e Del tempo che passa la felicità sono le tracce più riprese e fotografate, non dalla mia terza fila, però, che orgogliosamente balla, canta e si emoziona senza mettere mano all’abusato smartphone.
Un concerto che vuoi vedere e rivedere; un grazie va alla rassegna Rinnòvati Rinnovati che ha riacceso finalmente la musica a Siena e che ha dato la possibilità a molti indie-rock addicted di trascorrere serate indimenticabili ed emozionarsi a pochi minuti da casa. “Avete fatto bene a venire qui stasera”, dice Francesco Motta, lo dico io e lo diranno anche i molti giovani, e meno giovani, che domenica 26 marzo hanno deciso di assistere alla quartultima tappa del Tour della Fine dei Vent’anni.
Viva i capelli ricci, viva Francesco Motta e viva i futuri trentenni.


Nicola Carmignani (29 anni). L’esperienza di un live di Motta è attualmente tra le più potenti che si possano vivere in Italia, e la mia più grande curiosità era di vedere come potesse adattarsi al contesto teatrale dei Rinnovati. Rispetto a un’esibizione che ho avuto la fortuna di vedere l’estate scorsa, la scaletta è stata modificata e le scelte sono state coraggiose: nessuna paura nello sparare subito tre cartucce di pezzi importanti e potenti, Se continuiamo a correre, Del tempo che passa la felicità e Prima o poi ci passerà, per lasciar poi spazio ad un nucleo dell’esibizione più introspettivo, in cui lo stesso Francesco si abbandona a raccontare brevi aneddoti legati alle canzoni. Mio padre era comunista, Una maternità e soprattutto Sei bella davvero, pezzo che tra questi guadagna di più dalla trasposizione dal vivo, rappresentano il cuore più morbido di un live che, nel complesso, non si preoccupa di pestare duro con i volumiFango in questo senso è tra gli esempi notevoli -.
Con l’iconicissima La fine dei vent’anni il main set va verso la chiusura, esaurendosi nella straniante coda in crescendo di Cambio la faccia. È durante gli encore che il cambio di ordine di scaletta dà però i suoi frutti migliori: mentre, infatti, in precedenza veniva suonata in una fase abbastanza precoce del concerto, stavolta Roma stasera, che è senza dubbio il pezzo più forte dei live, ha la possibilità di dispiegare la sua imbarazzante potenza ritmica dopo che l’intero set ha lentamente aumentato la tensione, garantendo un effetto catartico che vale l’intero concerto.  Abbiamo vinto un’altra guerra e Prenditi quello che vuoi chiudono il cerchio, continuando quella forza espressiva di Roma stasera e regalando al pubblico i grandi siparietti di un Motta tarantolato – e decisamente sbadato – alle prese con gli strumenti.
Francesco nel complesso regge il palco con una carica di spontaneità disarmante, passando in pochi secondi dall’essere rockstar compassata a cantautore intimista, fino a mutare letteralmente in “orso abbracciatutti” tanto da mettere pure in difficoltà i suoi musicisti (tutti bravissimi) a forza di salti sulle spalle.
Ciò che dal palco viene trasmessa è la realtà di una band affiatatissima, dove Motta è solo un primum inter pares e in cui ciascun individuo ha un enorme potere sulla resa finale dell’esibizione. E per tornare all’interrogativo iniziale: come suona Motta in un teatro? Gli spazi chiusi giovano non poco all’esibizione, che oltre ad acquistare un calore particolare e una pulizia sonora incredibile moltiplica la sua forza a suon di decibel, diventando un’esperienza letteralmente tellurica, portandoci a dire, in estrema sintesi, che Francesco Motta, a teatro, spacca di brutto.


Ilenia Grossud (24 anni). Il concerto è stato superlativo, dalla scenografia all’acustica era tutto perfetto. Motta ha saputo intrattenere bene il suo pubblico, nonostante il tour stremante che ha condotto lungo tutto il 2016/2017. Dalle prime file  si sentiva tutta la passione che univa il gruppo: abbracci, pacche sulle spalle e altri gesti d’affetto che non sempre trovi all’interno di un gruppo. In una parola si potrebbe dire “sintonia”, la stessa che è mancata, ahimè, quando, preso dalla foga ha fatto cadere tutta la strumentazione sul palco. Ben venga, però, anche questo se poi la stessa foga ti porta a scendere dal palco e girare tra i fan!
Ha superato di gran lunga le aspettative, ascoltarlo dal vivo ne è valsa davvero la pena!

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