Fase 2: cosa succederà all’Unisi? Lo chiediamo al Rettore

Sopravvissuti alla prima fase, è giunto il momento di guardare al proprio imminente futuro. Gli esami a luglio saranno in presenza? E le lauree? E ad ottobre? Come si organizzeranno i tirocini? Pagheremo lo stesso le tasse?

Come qualche tempo fa, abbiamo posto tutte queste domande a chi poteva risponderci meglio: il Magnifico Rettore Francesco Frati.


Magnifico Rettore, questa fantomatica ‘fase 2’ è giunta?

Esatto. Abbiamo cominciato a lavorarci verso Pasqua: un piccolo gruppo di lavoro ha prodotto linee guida, pubblicate all’indomani del 24 aprile. Prevedevano (e prevedono) che nella fase 2 si mantenesse la didattica frontale a distanza, così come gli esami di profitto e di laurea.

Durante la settimana scorsa, si sono succeduti un’ordinanza regionale, un DPCM e un’altra ordinanza regionale relativa a norme con riferimento alla sicurezza. Ci sono regole in parte note (mantenere distanze interpersonali, restare a casa in caso di febbre sopra 37.5): è stata poi chiesta la redazione di un protocollo di sicurezza, inviato a tutti assieme a un vademecum. Questi due documenti sono stati rivisti nel fine settimana e vi sono arrivati per posta elettronica ieri.


Quali novità porta con sé la fase 2?

La più rilevante: un ritorno graduale dei ricercatori nei laboratori e nelle biblioteche. Parlo di ‘ricercatori’ in senso ampio: ivi inclusi, quindi, dottorandi, assegnisti e gli studenti che hanno una tesi magistrale da concludere. Una volta rispettate le misure di cui sopra, il messaggio è: ricominciamo a lavorare, consentendo di tornare nei laboratori, permettendo di rispettare le scadenze. 

L’attività di ricerca, pressoché bloccata nei primi mesi di lockdown, è da svolgersi sotto il controllo dei dipartimenti, che assicurano la turnazione nell’uso degli spazi, nel rispetto delle misure di sicurezza che sono necessarie (mascherina, guanti, lavaggio mani, gel disinfettanti). 


Quale sarà il ruolo dei dipartimenti?

Ognuno valuterà, per esempio, chi ha bisogno dell’ultima consultazione per terminare i lavori di ricerca e consegnare l’elaborato a giugno. Non si tratta di emettere dei ‘lasciapassare’ per la biblioteca ma di coordinarsi con i tutors per capire come programmare adeguatamente le attività. 

Chi deve consultare un testo avrà quindi un tavolino, magari isolato, oppure la possibilità di portarsi il volume nel proprio eventuale studio. Insomma: un’azione di coordinamento svolta grazie ai tutor responsabili delle attività di ricerca.


Quindi una parziale riapertura delle biblioteche?

Sì: tra le ‘novità’ abbiamo la riapertura del servizio prestito e restituzione libri. Ovviamente, scaglionando gli accessi e previo appuntamento. Le biblioteche riapriranno come luoghi di prestito e consultazione, non come aule studio.



La didattica resta a distanza. E gli esami di laurea a luglio? In teleconferenza?

È un argomento complesso. In linea di massima, si confermano gli esami a distanza fino a fine luglio: qualora la situazione migliorasse, vedremo. Tutto si evolve così rapidamente che non me la sento di escludere la possibilità di fare parziali aperture.

Gli esami di laurea in presenza pongono dubbi, soprattutto relativamente agli oltre 5000 studenti ritornati a casa: forse preferirebbero discutere la tesi in presenza, però li si può obbligare a tornare a Siena in queste circostanze? L’Ateneo deve farsi carico di una questione di uniformità: non posso permettere che uno studente di Siena si laurei in presenza e un suo collega no. Genererebbe una disparità che non vorremmo vedere verificarsi. 


Il medesimo discorso vale anche per gli esami di profitto?

Esattamente: ci prepariamo a fare a distanza anche i normali esami di profitto


Ci sono già ipotesi in campo per settembre/ottobre?

Ovviamente si è iniziato a ragionare, con un concetto in mente: vorremmo che gli studenti tornassero in classe per le lezioni. Dopodiché, siamo consapevoli che anche a settembre/ottobre potrebbero esserci limitazioni agli spostamenti: siamo pronti ad erogare anche in teledidattica tutti gli insegnamenti, con una modalità mista.

Contiamo però di avervi in classe: per offrire un servizio aggiuntivo, tenendo conto di eventuali limitazioni agli spostamenti interregionali, metteremo a disposizione per un primo periodo anche lezioni in sincro a distanza.


Questa soluzione ‘doppia’ varrà anche per gli esami?

Certamente, anche per gli esami di profitto.



Dunque, gli studenti fuori sede potrebbero decidere di non affittare una stanza i primi mesi.

L’ipotesi, condivisa con il ministro, pone lo studente di fronte alla chance di decidere. Immagino che chi s’è iscritto questa università preferisca il contatto umano con docenti e compagni di corso.

Allo stesso tempo, capisco bene che la situazione degli affitti, da un punto di vista economico, possa rendere interessante svolgere le lezioni in teledidattica e rinunciare a venire a Siena. Dal nostro punto di vista, però, ci sentiamo obbligati a garantire un servizio a chi effettivamente non potrebbe spostarsi, non a chi sceglie di non farlo.


Per gli studenti che frequentano tirocini? Novità?

Per il momento, tutti sono stati sostituiti con modalità a distanza, anche in area medica: penso ai tirocini obbligatori per gli esami d’iscrizione all’albo, erogati in modo da non far perdere troppo tempo prima di poter esercitare la professione.

Anche per questo, continuiamo a privilegiare la formula a distanza: laddove sia possibile mantenere il rispetto di tutte le prerogative di sicurezza, non trovo nulla di male perché riprendano anche fisicamente.


Quando e se riprenderanno i tirocini curriculari obbligatoria in presenza?

Stiamo valutando bene: ci sono tirocini (farmacia, CTF) che prevedono la presenza in laboratorio ma anche con i colleghi. Per il momento, sono sospesi, aspettiamo di sapere come realizzarli: saprete di più nelle prossime settimane, sempre nell’ottica di non penalizzare gli studenti. 


Vale lo stesso per gli studenti coinvolti in attività remunerate a tempo parziale (150 ore)?

Gran parte dell’attività amministrativa continua a essere in smart working: il front office continua a essere digitale ed il lavoro da casa rappresenta la modalità canonica dell’effettuazione della prestazione amministrativa.

In linea teorica, il nostro personale amministrativo (eccetto chi è coinvolto nell’ausilio alle attività di ricerca) continua a lavorare con il lavoro agile. Gli studenti delle 150 ore che lavorano a progetti a distanza possono continuare a farlo: a tal proposito, abbiamo previsto un amento 25% del monte ore (e della retribuzione) dei tutors, fondamentali per sostenere i docenti nel supporto alle sessioni d’esame e in questa fase in cui s’inizia il percorso di orientamento verso il nuovo anno accademico.


A tal proposito, le prime pre-immatricolazioni mostrano una flessione?

I pre-immatricolati sono – al momento – sui livelli dello scorso anno. Parliamo di ordini di numeri troppo piccoli e di tempi troppo brevi per fare previsioni, però. 


State pensando ad estendere la fruibilità a distanza, da intendere come un ‘allargamento’ per chi vorrebbe iscriversi qui ma non può permetterselo?

In realtà no. Una volta terminati gli strascichi di questa vicenda, l’obiettivo è tornare ad essere un’università tradizionale. La quarantena ci ha insegnato ad usare la tecnologia come un compendio utile, spesso come mezzo efficace anche per gli studenti disabili: non come una modalità di erogazione parallela. 


A proposito di studenti in ingresso: come si articolerà la fase 2 per gli studenti Erasmus ‘in’ e ‘out’?

A coloro che sono stati travolti dalla pandemia, cercheremo di mettere a disposizione ogni strumento (come la riduzione degli obblighi in termini di CFU da ottenere) per permettere di laurearsi nei tempi previsti: l’esperienza Erasmus va contemperata con il desiderio di chiudere la carriera in tempo. 

Il prossimo futuro non è molto roseo da questo punto di vista: la mobilità internazionale continuerà a essere limitata. Attendiamo provvedimenti per gli Erasmus ‘in’ full time: le richieste sono in linea con l’anno scorso. Vorremmo che avessero la possibilità di venire a Siena: magari seguendo le lezioni a distanza nel primo semestre.

Vedo comunque un rallentamento di partenze e arrivi nel primo semestre 2020/’21.


Temo che la stessa considerazione valga per gli Erasmus for traineeship

Purtroppo, sì: spesso non ci sono strumenti compensativi. La bellezza dell’Erasmus è l’esperienza in una città diversa, quindi viverla in teledidattica toglie molto. Ci si arricchisce con l’iterazione umana con i colleghi: questo è il bello dell’internazionalità, poco replicabile a distanza.


Sarà prevista per il prossimo anno accademico una riduzione delle tasse universitarie?

No, proprio per il fatto che contiamo di riaprire a tutti la possibilità di riaprire tutti i servizi, mettendoli a disposizione degli studenti. La prevista revisione del regolamento tasse è però stata posticipata almeno di un anno: ogni mossa era inopportuna. 

So che il ministero ha intenzione di intervenire per aiutare le famiglie in difficoltà: gli strumenti sono molti ma il punto fondamentale è la quantità di risorse a disposizione. Se si allargasse la no-tax area, le famiglie si vedrebbero alleviato il peso della tassazione. 


Molte famiglie subiranno infatti i contraccolpi della pandemia.

I redditi più bassi erano già stati abbastanza protetti: chi si vedrà ridotto il ‘budget’ famigliare, troverà nel sistema universitario un beneficio.

Pensateci: è uno dei pochi sistemi pubblici (forse accanto alla sanità) in cui ogni singola persona paga in misura proporzionale al reddito ma tutti ricevono lo stesso servizio


I fondi destinati alle iniziative studentesche subiranno dei ridimensionamenti significativi? 

No, non pensiamo ci sia bisogno. Vedremo come il governo starà vicino ai bilanci universitari: nei primi decreti sono stati stanziati circa 50 mln, cui dovrebbero aggiungersene altri 70, messi a disposizione per investimenti ultrastrutturali – soprattutto sull’infrastruttura digitale. 


Sono previsti fondi per aiutare chi sia sprovvisto di strumenti digitali per la teledidattica?

Non abbiamo un fondo di questo tipo e non abbiamo richieste in questo senso: non è escluso che si possano prevedere questi strumenti se fossero avanzate domande. 


Il DSU dovrebbe stanziare dei denari per coprire le spese di affitto dei borsisti: tutto sembra in alto mare, però. Sa qualcosa?

Non ne so nulla: gli studenti hanno i loro rappresentanti, per cui il tramite migliore sono loro. 


Ha citato spesso il neonato dicastero guidato dal ministro Manfredi. Com’è stato il rapporto con un’istituzione nata da pochissimo?

Il ministero non è nato da zero: la struttura tecnico-amministrativa era presente nel vecchio MIUR, che ha suddiviso le due filiere (scuola – università e ricerca).

Già prima esistevano delle divisioni più o meno informali: la divisione, per certi aspetti, prevede pratiche burocratiche, però chi si occupava di università prima, continua a farlo.


Nulla è cambiato allora? Tanto valeva lasciare tutto com’era?

In realtà, preferisco un ministero a sé stante, con fondi dedicati, piuttosto che un ministero fondi maggiori dove questioni legate alla scuola portano via risorse e tempo. 

La partita vera è lo spazio nel consiglio dei ministri e nella divisione degli stanziamenti! Mi auguro che Fieramonti abbia convinto tutti che istruzione primaria, educazione alta e ricerca sono importanti per il paese, quindi richiedono necessari investimenti. A questo proposito, trovo assurdo che qualcuno dica che le scuole debbano riaprire perché i genitori lavorano: l’istruzione non è un parcheggio!


Eppure, l’esposizione mediatica del mondo universitario è stata minima.

Innanzitutto, c’è un’asimmetria d’impatto dei due ministeri: l’università coinvolge meno di due milioni di studenti, la scuola sei o sette. L’impatto sociale delle decisioni che riguardano la scuola è molto più rilevante: gli universitari sono maturi e indipendenti, mentre le decisioni che riguardano le scuole elementari, per esempio, riguardano tutte le famiglie. 

Il ministro Manfredi sta lavorando: l’apparente mancanza di visibilità si lega all’impatto dei due ministeri, poi si può essere più presenti.  Mi auguro che questo periodo abbia insegnato a tutti quanto sia importante la ricerca, che dovrebbe ritrovare la sua centralità. 


Ce lo auguriamo tutti. Anche perché il mondo universitario ha dato una certa prova, no?

Abbiamo fatto di tutto per limitare al minimo il disagio: lavoriamo perché ci sia uniformità. Il fatto che il ministero abbia riconosciuto la didattica come servizio essenziale ci ha responsabilizzati rispetto alla necessitò di cercare di non penalizzare gli studenti.

Ringrazio chi ha lavorato da casa, in condizioni anche disagiate, per mantenere attivo il legame con gli studenti: siamo avvantaggiati dal rapporto diretto e costante che forse siamo riusciti a mantenere vivo. 

Devo ringraziare chi ha sopportato il disagio tra gli studenti, anche segnalando certi problemi direttamente: tento di rispondere sempre, trasmettendo la questione ai singoli docenti o dipartimenti.

La comunità tutta ha dato prova di grande maturità in una situazione imprevista.


Mattia Barana

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