Facebook e censura: il caso “L’origine du monde”

Frederic Durand-Baissas, insegnante parigino 57enne, nel 2010 pubblicò nel suo profilo Facebook l’immagine del celebre dipinto di Gustave Courbert. Il dipinto, realizzato nel 1866 e raffigurante dei genitali femminili con uno stile realista, venendo considerato un contenuto in contrasto con le linee guida del social network in materia di nudità ha causato la sospensione del profilo dell’utente. Ne è seguita una contesa legale che si protrae da ormai 6 anni, ritornata d’attualità per i suoi recenti sviluppi: infatti, un tribunale francese ha definito le contestazioni dell’insegnante «legittime» e ha sostenuto che Facebook «non ha diritto di sospendere un account di un utente se la Francia lo ritiene sbagliato».

Con il passare degli anni e della sempre più massiccia onnipresenza di Facebook nella società, le polemiche inerenti alla coerenza etica del social network più diffuso al mondo si presentano ormai ciclicamente. Sebbene occorra tenere bene a mente che l’episodio in questione risalga 6 anni fa, un tempo ormai biblico per la velocità con cui avvengono i mutamenti sociali e tecnologici nel web, diventa ancora attuale il bisogno di dare una definizione e una valutazione esaustiva di ciò che Facebook (o più in generale, internet) rappresenta per chi ne usufruisce.

La questione si pone immediata: banalmente, può Facebook decidere arbitrariamente quali contenuti può ospitare e quali no? Sì, checché se ne dica. La possibilità di accedervi gratuitamente fa dimenticare un’importante elemento: al momento dell’iscrizione al servizio si accettano le condizioni che esso ci pone. La possibilità di esercitare il proprio dissenso è realizzabile non aderendo al servizio. In questo senso ciò che viene ritenuto legittimo in Francia può non esserlo per Facebook, società privata che ha la sua sede in un altro paese e che, almeno per ora, non è considerato come un bene pubblico.

facebookTuttavia, sarebbe sbagliato ignorare i dissensi di una parte di utenza che fa appello ai valori della libertà di espressione e teme, a ragione, la censura. Il quadro di Courbert, in quanto opera d’arte, non dovrebbe essere trattato alla stregua di un qualsiasi contenuto esplicito o volgare, e confermare la tendenza di questo genere di restrizioni sarebbe contrario a quello spirito di condivisione che ha ispirato la creazione del social network.  E in effetti le politiche sui contenuti di Facebook sono mutate nel corso del tempo dimostrando come alcune convinzioni che reggevano il social 6 anni fa non sono più valide oggigiorno, il che può scongiurare eventuali accuse di dogmatismo alle politiche del servizio. Citando una parte dell’attuale versione dei Community standards, Facebook ci dice che «[…] Limitiamo la visualizzazione di immagini di nudo perché alcune persone della nostra comunità globale sono particolarmente sensibili a questo tipo di contenuti per via della loro cultura o età.» e continua sostenendo che «[…] le nostre normative sono talvolta più rigide di quanto ci aspettiamo e limitano anche contenuti condivisi per obiettivi legittimi.»

Una volta appreso ciò, la posizione di Facebook in merito a queste tematiche appare più comprensiva. Un servizio che, grazie al suo successo, si è posto l’obiettivo di diventare un canale di comunicazione mondiale non può non tenere conto delle diverse anime che compongono il globo; ciò che viene ritenuto lecito da una parte del mondo può essere considerato di cattivo gusto dall’altra. Diventa sicuramente ragionevole chiedere flessibilità a un sistema che rischia di diventare troppo freddo dinnanzi alla meccanica applicazione delle stesse regole a casi solo superficialmente simili ma è pur vero che delle regole servono: per quanto possa sembrare una banalità, è giusto ricordare che la maggior parte di Internet è terra di nessuno e un servizio come Facebook, per preservare la comunità da esso creata, ha avuto le sue ragioni nel porre dei paletti.

Curioso il fatto che proprio in Francia, nel 1994, il romanzo Adorations perpétuelles di Jacques Henric riproduceva L’Origine du monde sulla propria copertina. In numerose librerie la polizia francese fece ritirare il libro dalle vetrine.

Leonardo Marinangeli

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