Elogio del cazzeggio, o della “sottoproduttività” in quarantena

Il lockdown mi ha colpito a livello personale: con un semplice discorso di Conte ho detto addio, in ordine, a una laurea normale, al concerto di Willie Peyote, alle possibilità lavorative e al viaggio di laurea. C’è chi è stato colpito maggiormente e chi non ha visto cambiare drasticamente le proprie abitudini. Quel ch’è certo è che sono state due le reazioni all’improvviso surplus di tempo libero: l’iperproduttività, o il cazzeggio.

Preparatevi, o eroi della quarantena, perché da oggi, lunedì 4 maggio 2020, qualcuno, non importa se congiunto, affetto stabile o sconosciuto, vi dirà cosa ha imparato da questo lockdown. Vi parlerà del pane fatto in casa, del corso online di yoga, delle serie TV inspirational, delle sessioni di meditazione durante le quali ha scoperto questa magica parola: “resilienza”. Probabilmente se la tatuerà su una parte qualsiasi del corpo, sicuramente la più instagrammabile.

Nessuno vi racconterà di aver usufruito di PornHub Premium; di aver mangiato pizze surgelate; di aver alzato il bicchiere di vino come unica forma di attività sportiva. Questo articolo è dedicato a voi, o grandi eroi di questa quarantena: a voi, come me, che avete deciso di fare schifo sul divano e di regredire a forme di vita primordiali.


LA POESIA DEL CAZZEGGIO

Fermiamoci un momento a riflettere sulla poesia del cazzeggio da quarantena. Fino a marzo non abbiamo fatto altro che cercare di riempire a dismisura le nostre giornate dividendole tra lavoro, studio, amicizie, amori, hobbies, palestra, aperitivi.

Abbiamo rincorso per anni il mito dell’iperproduttività, del dover sempre costantemente produrre e consumare. E perché avremmo dovuto continuare anche durante il lockdown, quando non solo era socialmente accettato, ma addirittura obbligatorio per legge rimanere a casa? Per quale assurdo motivo avremmo dovuto scaricare dieci app per il fitness, leggere quindici ebook gratuiti, imparare a impastare il pane o a fare dolci (o a cucinare in generale)?

Per sentirci meglio con noi stessi, risponderebbe qualcuno. Il che è innegabilmente vero; ma è altrettanto vero che non dobbiamo sentirci in colpa per non aver imparato come si impasta un panetto a testa in giù.

Il lockdown ha regalato la possibilità inedita di lasciarsi andare. Quale momento migliore per smettere di agitarsi freneticamente e staccare la spina per un po’? Per questo tu, caro lettore, che hai trascorso quasi due mesi degradandoti a livello larvale, sei un eroe di noi comuni mortali. Perché non ti sei lasciato vincere dalla resilienza. Perché hai accettato fin da subito le inevitabili conseguenze dell’isolamento sociale. Perché hai donato due mesi della tua vita al cazzeggio puro, una qualità che, ne sono certa, ti tornerà utile. In fondo, hai imparato a stare fermo.


COSA PUOI FARE ADESSO

Adesso che ti abbiamo riconosciuto come eroe devi dimostrare di meritarti l’onore. Innanzitutto, leggi le FAQ sulla Fase 2. In seguito, affronta i tuoi amici iperproduttivi, ma sempre con cavalleria e con lealtà. La tua amica ha postato su Instagram un selfie con una caption tipo: “questa quarantena mi ha insegnato a non dare per scontato i rapporti umani e i piccoli momenti quotidiani. Che questo ci sia d’insegnamento. #resilienza”?

Pubblica una foto di te in tuta da ginnastica di fronte a Netflix. Il tuo compagno di corso pubblica storie sulla sua workout journey? Condividi col mondo le ricette dei nuovi cocktail da te sperimentati.

Sii l’eroe che meritiamo e di cui abbiamo bisogno.

(crediti per la copertina qui, dove potete trovare anche una lista di cocktail pigri da fare per festeggiare il vostro eroismo)


Federica Pisacane

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