Doveva essere una serata tranquilla invece Forrò.

Sabato 29 Marzo, il locale Cacio & Pere ha ospitato un bellissimo e divertente concerto Forrò.

Forrò Miòr, benché nati da poco più di due mesi, stanno ottenendo grande successo portando in Italia ed in Europa le canzoni di Luiz Gonzaga, di Gilberto Gil, di Tom Zé e qualche brano inedito. Ritornati a Siena lo scorso sabato,

Forrò Miòr hanno intrapreso un tour molto denso: Milano, Bologna, Pisa, Londra sono alcune delle prossime tappe e domani sera suoneranno in un locale di Firenze, Le Cité, dove ci saranno anche dei ballerini professionisti a disposizione di coloro che vogliono imparare a godere pienamente di questa musica.
Il Forrò è difficile da definire in base al modo in cui noi -italiani ed europei- intendiamo la musica. C’è una musica da ascoltare, una da cantare e una da ballare, e probabilmente noi conosciamo e frequentiamo la musica principalmente come ascoltatori. Con il termine Forrò, invece, si fa riferimento nello stesso tempo alla musica e alla danza che su questo ritmo si snoda: uomo e donna, un avanti ed indietro di piedi e un girare e farsi rigirare.

La musica, invece di essere recepita soltanto con le orecchie viene ascoltata con tutto il corpo che si muove in forme a completare il suono della fisarmonica, del triangolo della zabumba e della chitarra. I suoni e i corpi, inoltre, diventano a loro volta strumenti con cui il popolo comunica e racconta se stesso. In Brasile, infatti, si respira una dimensione della musica che noi viviamo sempre di meno e che Lucio Battisti descrive bene  in un’intervista per il suo album Anime Latine: “la musica brasiliana è una delle più vive musiche popolari; non ha perso la sua funzione che è  soprattutto quella di consentire al popolo di esprimersi, di comunicare, di stare insieme; soprattutto, consente a chi è “in mezzo alla musica” di parteciparvi. Ed è un grosso fatto sociale oltre che musicale”.

Noi ascoltatori moderni abbiamo sicuramente un vissuto musicale più interiore ed individuale, mentre la musica brasiliana, il Forrò e la musica popolare in generale hanno il potere di far esprimere, di far comunicare, di mescolare “in mezzo alla musica” una collettività.
Tutto ciò ve lo racconta una persona che,  non essendo mai stata in Brasile, può  avere soltanto una vaga idea di che cosa sia il Forrò.  Mancandomi i colori, i volti, i luoghi con cui immaginarlo e con cui  proporvi una descrizione più accurata, mi limiterò a parlarvi del Forrò che due giorni fa ho conosciuto in via dei Termini 70, un incontro che di certo non era programmato. Doveva essere un sabato sera tranquillo, di quelli in cui non vuoi fare tardi ma è troppo triste stare soli a casa e il Cacio&Pere sembra il posto ideale per incontrare un po’ di persone e fare quattro chiacchiere.

Invece ho incontrato il Forrò e ne sono rimasta incuriosita ed affascinata. Anche se i colori, i volti e i luoghi erano quelli senesi, mi è sembrato di cogliere ugualmente la bellezza di una musica che rapisce in un modo completamente diverso da quello in cui, per esempio, la musica House fa. Quest’ultima è incentrata sul sé, mentre il Forrò fa cercare l’altro: ci si esprime, ma insieme.

I Forrò Moriòs hanno trasportato nella nostra realtà senese quei ritmi caldi, allegri e coinvolgenti di popoli lontani. Il nostro ballo non sarà stato proprio conforme al loro suono, non ci saranno state le coppie e il loro ondeggiare, ma i nostri piedi, in un modo o nell’altro, hanno catturato quelle musiche ritrovando in esse qualcosa di familiare: il ritmo vivo e contagioso delle canzoni popolari italiane.
In conclusione sì, il progetto dei Forrò Moriòs è ardito perché sradica melodie e danze dalle terre in cui sono nate e di cui sono espressione, proponendole ad un pubblico italiano ed europeo che coltiva sempre meno la dimensione sociale della musica a favore di quella individuale. Assistendo ai loro concerti si prova una strana sensazione, una sorta di ambiguità di fondo: se da una parte può spiazzare il provare qualcosa di completamente diverso e fuori contesto, dall’altra è davvero difficile resistere alla voglia di farne parte. E ci si trova di colpo “in mezzo alla musica”.

Roberta Grazia Leotta

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