Diablo – L’Inferno come non lo avevi immaginato

Il nostro viaggio all’interno dei mondi creati dalla Blizzard continua e questa volta proviamo ad entrare dentro l’universo di uno dei videogiochi più amati di tutti i tempi: Diablo. Non mi soffermerò sui vari capitoli che ne sono usciti ma, come sempre, cercherò solamente di tracciare quelle che sono le caratteristiche principali di questo colosso della Blizzard e spiegare perchè sia diventato un gioco tanto famoso quanto profondamente importante nella storia dei videogames. Tratterò quindi principalmente il primo Diablo che, per quanto ormai vecchiotto, conserva ancora un posto nel cuore di chi ha avuto il privilegio di giocarlo dopo la sua uscita e rimane tuttora un must per tutti gli amanti del gioco di ruolo. Il grandissimo successo del primo, come anche del secondo titolo della serie, ha portato tanti altri giochi a prendere in prestito gli elementi innovativi di Diablo e usarli per la produzione di nuovi videogiochi, permettendo uno sviluppo particolarmente vivace e numeroso del genere.

Diablo esce per la prima volta nel 1996 e fin da subito viene accolto con grande entusiasmo dalla critica: il suo immediato successo è largamente dovuto alle innovazioni che ha portato nel mondo degli action RPG (che ormai, se siete lettori fedeli, dovreste sapere che cosa significa) nonché alla semplicità del suo design. Sono stati numerosi i giochi che, successivamente, hanno adottato alcune delle innovazioni di Diablo (per citarne alcuni: Titan Quest, Sacred e Dungeon Siege), primo fra tutti l’utilizzo principale del mouse come periferica di comando, ma anche la facilità d’uso della barra di controllo e ancora i colori delle diverse tipologie di oggetti che il giocatore può raccogliere. I personaggi possibili da selezionare all’inizio del gioco sono solamente tre: lo Stregone (che riesce ad accedere a livelli a cui altri personaggi non possono accedere), il Guerriero (che ha il vantaggio di iniziare con l’abilità di riparazione degli oggetti) e la Ladra (che individua facilmente le trappole). Un pò scarna come possibilità di selezione, forse, ma bisogna ricordare che in quegli anni non erano molti i giochi che potevano vantare la grandissima selezione di personaggi, classi e abilità, che troviamo nei giochi più recenti (uno dei primi a iniziare ad allargare lo specchio di scelte possibili e ad utilizzare un motore grafico 3D è stato Dungeon Siege nel 2003, ma qui personalmente tendo ad essere troppo di parte a favore di quest’ultimo).

Come si struttura il gioco e su cosa si basa? Diablo, in realtà, è il nome con il quale viene identificato l’avversario principale dell’intera storia: in un immaginario mondo fantasy medievale, “Diablo” è il Signore del Terrore e, in quanto tale, si dice che sia capace di provocare panico e sconforto negli animi degli uomini al solo pronunciarne il nome.  La storia quindi vuole narrare una gigantesca ed eterna lotta tra le forze del Bene e quelle del Male. Dalla parte della luce abbiamo ovviamente gli angeli e i serafini con Tyrael, arcangelo responsabile della caccia ai tre demoni fratelli del male (Mephisto, Baal e Diablo) e fondatore dell’ordine santo degli Horadrim. Dalla parte delle tenebre abbiamo ovviamente tutti i demoni e le creature dell’inferno, che saranno principalmente i nemici da trovare e sconfiggere nel corso dei vari livelli del gioco. Quest’ultimo inizia nella cittadina di Tristram, dove è possibile trovare ed interagire con numerosi personaggi non giocanti, che hanno come compito principale quello di narrare la vicenda, assegnare le missioni e aiutare il giocatore. Articolato in 16 dungeon, suddivisi in 4 sezioni da 4 livelli ciascuno, il gioco permette al player di passare da un livello all’altro tramite le scale che, dalla superficie, conducono sino all’inferno. Una volta arrivati in fondo, ci si ritrova a dover combattere i tre grandi fratelli del male e ultimo, ma non per questo meno importante, Diablo stesso.

La generazione casuale delle mappe è un secondo elemento particolarmente importante nel videogioco: questo permette di avere livelli diversi ogni volta che si crea una nuova partita, tranne l’ultimo che, per forza di cose, rimane sempre uguale. Se si unisce questo elemento alla possibilità di giocare con tre differenti personaggi/classi, ci si ritrova tra le mani un gioco particolarmente longevo per l’epoca e facilmente rigiocabile. Di aiuto è sicuramente il sistema di controllo del mondo che hai intorno e del personaggio stesso, grazie ad una già citata barra di controllo che permette un monitoraggio costante di tutto ciò che può essere utile dentro e fuori la battaglia: la vita e il mana, due elementi che qualunque giocatore, ormai, conosce bene. Varie finestre all’interno dell’area stessa del gioco permettono inoltre di avere sempre una situazione chiara di ciò che può servire per scegliere la tattica migliore o la strada meno pericolosa. La mappa stessa è stata migliorata rispetto ad altri giochi del genere, permettendo un effetto di semi-trasparenza delle pareti per rendere possibile la visualizzazione dei percorsi migliori da intraprendere per il proprio personaggio (dove è doveroso precisare che Mago, Stregone e Ladra hanno modi differenti non solo di combattere ma anche di scegliere i percorsi più adatti).

Con gli occhi di ora la grafica e il sistema di Diablo potrebbero far sorridere, ma certamente non spingere a prendere in mano il gioco per provarlo (a meno che non siate dei nostalgici che ci hanno già giocato ai tempi). Non voglio infatti convincervi a farlo, quanto dare una minima idea di quale sia stato uno dei pilastri che ha permesso la nascita e lo sviluppo di uno dei generi più amati dalla storia dei videogames, quello del gioco di ruolo. Diablo, un po’ come tutti i giochi, può piacere come non piacere, ma sarebbe un crimine non riconoscergli il merito di aver contribuito a delineare caratteristiche e sistemi di gioco che tuttora vengono usati e sfruttati da migliaia di videogiocatori di tutto il mondo.

Possiamo dunque dire che quella di oggi era, più che altro, una lezione di Storia. Una lezione che chiude qui la grande parentesi aperta a favore della Blizzard e ne apre una seconda che, per adesso, lascio volontariamente nel mistero.

 

Adria J. Necula

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