Sul ddl Cirinnà: l’Italia verso le unioni civili

Il disegno di legge sulle unioni civili, cosiddetto Cirinnà, dal nome della senatrice del Partito Democratico prima firmataria, è in questi giorni in discussione al Senato; il 3 febbraio si sono tenute le prime votazioni. Nel frattempo il Paese ha espresso sia manifestazioni di sostegno che di contrarietà nei confronti di un processo che sembra avviarsi verso una conclusione definitiva.

ddl CirinnàPrima di procedere all’analisi del turbolento dibattito che imperversa nelle piazze italiane, diventa doveroso fornire una panoramica di quello che effettivamente è il ddl Cirinnà. I punti salienti riguardano il riconoscimento nell’ordinamento italiano delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, tuttavia considerato come un istituto distinto dal matrimonio (articolo 1), alle quali vengono comunque estesi diritti e doveri analoghi a quest’ultimo (articoli 3 e 4), e la possibilità di adottare il figlio del partner, la cosiddetta stepchild adoption, il punto più dibattuto (articolo 5). La seconda parte (o capo) del ddl si occupa dei diritti e doveri delle parti dell’unione civile.

Come già accennato, le discussioni in Parlamento sono state scandite da eventi che hanno generato un prevedibile clamore mediatico. Andando per ordine cronologico la prima questione ha riguardato il nuovo trasporto viaggiatori, meglio conosciuto come Italo, impresa di trasporto ferroviario privata che ha messo a disposizione una promozione per chi si fosse recato a Roma in occasione della manifestazione del Family day. La politica commerciale di Italo fa sì che spesso, per eventi ad alto tasso di partecipazione, vengano offerti sconti sulle tratte interessate. La notizia ha generato stupore, in quanto la scelta di Italo è stata considerata come una dichiarazione di sostegno e di agevolazione a quella parte d’Italia contraria ai diritti delle coppie dello stesso sesso. Tuttavia, alcune testate hanno riportato alla memoria che lo stesso Italo fornì un’offerta anche per la manifeddl Cirinnàstazione LGBT del Padova pride village nel 2014. L’episodio lascia più dubbi che certezze: i due episodi si compensano? Un’impresa votata al profitto deve prestare attenzione all’etica delle sue scelte commerciali? O a questo punto la soluzione è non schierarsi, a suon di promozioni, in nessun evento che porti con sé una cospicua dose di carica politica?

La notizia di Italo si diffuse in contemporanea con la manifestazione dello #SVEGLIATITALIA, tenutasi in molte piazze d’Italia e non solo (sono state coinvolte anche città estere), che ha testimoniato quanto il tema sia sentito dagli italiani e dalla comunità LGBT in generale.

Il 30 gennaio, infine, si è tenuto a Roma il Family day. L’evento si è svolto al Circo massimo dove, a detta degli organizzatori, i partecipanti sono stati ben due milioni, cifra in seguito ridimensionata da alcuni giornali che considerano la capienza del luogo ben al di sotto (300mila, stando molto stretti). Durante la manifestazione, promossa da associazioni cattoliche conservatrici, si è parlato di famiglia tradizionale; di conseguenza, il clima che si respirava era fortemente contrario al riconoscimento dei diritti per le coppie dello stesso sesso o all’eventualità che esse potessero adottare bambini. Al di là delle mere cifre, c’è da dire che anche per questa parte d’Italia il tema è molto sentito: la componente cattolica del nostro paese è folta e ha una sua visione del mondo dettata dall’universo religioso a cui appartiene. In virtù di ciò, anche questo aspetto della vicenda lascia la sua questione irrisolta: il diritto di manifestare è sacrosanto tout court?

La polarizzazione di due parti d’Italia, ognuna con la sua visione delle cose, non deve farci dimenticare che ogni grande conquista sociale è passata attraverso un conflitto. Ciò che possiamo trovare di positivo nel dibattito, a prescindere che troviamo (a seconda dei casi) una delle controparti ottusa, sorda o insensibile, è che porta a una transizione più sfumata invece che a una brusca rottura con lo stato delle cose. Il cambiamento sembra ormai alle porte ma ciò che ci si chiede è: riusciremo a conviverci?

Leonardo Marinangeli

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