DARWIN ON THE BEACH: intervista alla regista Annalisa Bianco

Pometeo Scatenato, il progetto teatrale dellUniversità di Siena, a servizio della sostenibilità ambientale.

Ieri, 7 Ottobre è stato proiettato all’Auditorium Casa dell’Ambiente, il lungometraggio realizzato dai ragazzi del laboratorio teatrale dell’Università di Siena “Prometeo Scatenato”, già presentato in occasione del BRIGHT, “Darwin on the Beach“. Noi di uRadio abbiamo avuto il piacere di intervistare la regista Annalisa Bianco che ci ha parlato di questo progetto.

Lei è la regista di “Darwin on the beach”. Chi è in questo film Darwin e cosa rappresenta?

La domanda è molto interessante. Darwin è il personaggio storico, lo scienziato, ma anche la possibilità di tenere le fila all’interno della narrazione di tutti quelli che sono i punti di vista scientifici che sentivamo di dover passare all’interno del lungometraggio. Quindi Darwin è proprio se stesso, si presenta in collegamento da remoto, dall’Ottocento, e questo in riferimento non soltanto alla pandemia, ma anche al fatto che lui, nonostante sia morto ormai da circa 150 anni, sia presente e osservi la realtà contingente, verificando la correttezza di alcune supposizioni, e dando anche indicazioni per il futuro, il tutto con uno spirito molto leggero. Abbiamo immaginato un uomo di scienza, così intelligente che riesce a dialogare anche con dei ventenni del XXI secolo.

Non vi do troppe notizie preliminari, però come vedrete, questo Darwin abbiamo deciso di farlo interpretare a una studentessa. Questa vostra collega è potuta tornare a Siena a causa della pandemia, e così ci è venuta l’idea del collegamento da remoto. Ci piaceva molto anche l’idea che ad interpretare Darwin fosse uno dei soggetti più improbabili, cioè una ragazzina di 23 anni, con questa barbona di Amazon, che a un certo punto si cala, facendo incarnare Darwin in uno di voi, appunto.

Quindi alla domanda “cosa ci direbbe Darwin oggi?” la risposta è nel lungometraggio

Esattamente. Darwin dirà delle cose molto precise e alla fine tirerà le fila. Farà un appello specificamente a voi, ai ventenni, cioè a questa generazione che si sta dimostrando estremamente responsabile e sensibile. Responsabile soprattutto perché la questione la riguarda più di quanto riguardi la mia di generazione.

E a proposito di ciò, quanto ritiene importante, oggi, incentivare il dialogo e soprattutto una consapevolezza maggiore su questi temi, anche da parte mondo dell’arte?

Sotto questo punto di vista, se lo chiedi a me, fondamentale perché è il mio strumento, il mio linguaggio. Però il Prometeo è questo. Per chi non lo sapesse Prometto Scatenato è il titolo di un saggio di un filosofo della scienza americana di origine tedesca, Hans Jonas, il cui libro più significativo si intitola Il principio responsabilità. Tutta la sua argomentazione degli anni di studio e ricerca è proprio quella di incentivare la consapevolezza, la scienza e quindi tutte le applicazioni tecnologiche sollecitate da una consapevolezza degli imprescindibili dettami dell’etica. E’ necessario che ci sia un’etica della scienza, della conoscenza, dell’applicazione tecnologica, non soltanto a livello teorico, ma pratico, per tutelare la specie Homo, che altrimenti rischia, come tutti ormai sanno, un’estinzione molto precoce rispetto alle possibili aspettative.

Per quanto riguarda invece questo vostro progetto, è sempre stato un progetto teatrale. Cosa vi ha spinto quest’anno a cambiare a favore di un approccio cinematografico?

Il covid. In realtà il progetto è articolato in due momenti: uno è quello del laboratorio annuale, misurato sulle necessità degli utenti che, essendo studenti universitari e non aspiranti attori, rappresenta un’offerta di competenze trasversali, di soft skills. Poi però l’obiettivo finale quello della restituzione in forma di spettacolo che, oltretutto, implica la collaborazione con un comitato scientifico di docenti, che cambia di anno in anno a seconda del tema dello spettacolo finale. Quindi si è sempre arrivati a uno spettacolo, andato in scena e proposto in replica diurna per le scuole medie e superiori, i cui studenti fruivano anche di una serie di incontri di approfondimento con i professori universitari, e poi una replica serale per un pubblico più generico composto soprattutto da studenti universitari.

L’anno scorso ci siamo riconvertiti in podcast attraverso il canale Instagram dell’Università. Quest’anno il comune ci ha messo a disposizione il palazzetto del Coni, ci siamo così potuti incontrare effettivamente per lavorare a questo progetto.

Quindi si tornerà sul palco?

Assolutamente, non posso dirlo, ma auspicabilmente.

Valeria Capozzella

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