Crisi di Governo analisi ed opinioni

Lo scontro del decennio

Il circo della politica italiana è tornato a stupirci con una nuova crisi di governo!

Nel giro di appena due settimane abbiamo potuto ammirare: Matteo Renzi abbandonare lo sgangherato esecutivo da lui tanto voluto, la disperata ricerca da parte del Premier Conte di “responsabili” o “costruttori”, che dir si voglia, Alla Camera e al Senato, ed infine ieri, dopo svariati passi indietro e scivoloni, lo stesso Presidente del Consiglio recarsi dal Capo dello Stato a rassegnare le dimissioni, nella speranza di ottenere un nuovo incarico. La già, nella norma, ingarbugliata situazione politica nostrana si è resa così ancora più caotica, costringendo il Presidente Mattarella a gestire la terza crisi governativa dall’inizio del suo mandato presidenziale.

Le strade indicate per uscire da questo garbuglio sono tre, totalmente opposte tra loro.

Il ritorno di Conte

Crisi di Governo
L’attuale PDC all’uscita del Quirinale

L’ipotesi che sembra più probabile, sarebbe la nascita del Conte Ter un nuovo esecutivo guidato da Giuseppe Conte con un nuovo team di Ministri.

Oltre la già consolidata maggioranza (PD, M5S, LEU) relativa posseduta da “l’avvocato degli italiani”, potrebbe esserci il ritorno di un rafforzato Matteo Renzi, e quindi di Italia Viva, che potrebbe ora fare la parte del leone.

L’attuale Capo del Governo ne uscirebbe totalmente ridimensionato ed ostaggio della componente minoritaria dell’esecutivo.

Questa soluzione potrebbe sancire la “vittoria” del Rignanese, degno erede della vecchia tradizione politica di palazzo democristiana.

In sintesi un partitino da 2,5 punti percentuali potrà dettare legge al resto del Governo (cosa che Renzi definiva impensabile durante la direzione del PD) grazie ai numeri al Senato (Ramo del Parlamento di cui voleva limitare i poteri).

come si cambia per non morire.

Maggioranza delle larghe intese

Crisi di Governo
Il Professor Draghi

La seconda soluzione a questa crisi di Governo è particolarmente desiderata da una parte dell’opposizione (Forza Italia, alcuni moderati della Lega, +Europa, Azione e la galassia Centrista) e a membri dell’attuale maggioranza.

L’obiettivo sarebbe la creazione di un Governo di unità nazionale che diriga il paese fino al termine della legislatura.

Il nome più papabile per la guida del nuovo esecutivo è quello di Mario Draghi, l’ex Presidente della BCE sarebbe la figura ideale per unire le forze parlamentari e per gestire il piano del Next Genereation EU.

Crisi di Governo
La Presidente Cartabia

Un altro nome che sembra legato alla volontà del Quirinale è quello di Marta Cartabia, ex Presidente della Corte Costituzionale e giurista di orientamento conservatore.

La sua esperienza e vicinanza al Presidente della Repubblica le permetterebbero di guidare al meglio il Parlamento in un’azione di salvezza nazionale.

Le Urne

I leader del Cdx al Quirinale

Questa terza opzione sembra essere la meno desiderata, voluta con forza solo da Fratelli d’Italia, buona parte della Lega e vista come seconda alternativa dal partito di Berlusconi. Rinnovare il Parlamento, per quanto una scelta legittima, presenterebbe alcuni problemi logistici. I paesi andati al voto nell’ultimo periodo si erano preparati da tempo alla necessità di mettere in sicurezza le urne con norme anticovid, cosa che noi, data la fine della Legislatura fissata al 2023, non abbiamo fatto. Organizzare ora queste elezioni anticipate ci ruberebbe diverso tempo e risorse che sarebbe meglio investire nel contrasto alla pandemia.

Inoltre come accaduto in Portogallo, per le importantissime e da tempo attese elezioni presidenziali, l’affluenza rischia di essere bassissima; nella repubblica lusitana si è toccata addirittura la quota del 39,5 %, una vera e propria miseria.

Infine l’attuale legge elettorale (un pasticcio targato Rosatelli) applicata al taglio del Parlamento, consegnerebbe poteri virtualmente illimitati al vincitore.


L’origine dei problemi, Opinione

Insomma il quadro sembra estremamente caotico, in tanti hanno cercato di additare la colpa a qualcuno, chi a Renzi, chi a Conte e chi (democraticamente) a tutti e due. La mia opinione al riguardo è un po’ più complicata e sinceramente non me la sento di affibbiare la colpa al singolo politico, quanto invece al sistema di governo e a noi italiani come popolo. Questa crisi non è un caso isolato né nella storia politica repubblicana né nell’attuale legislatura, 66 sono stati i diversi esecutivi dal dopoguerra ad oggi e 3 di questi si sono susseguiti (ad ora) in questa XVIII Legislatura, in appena 3 anni! Il disfarsi e rifarsi di così tanti Governi trova origine nel timore dei nostri Padri Costituzionali di ricadere nell’orrore della dittatura, al fine di evitare un ventennio 2.0 questi crearono un rigidissimo sistema di Checks and balances.

Se da un lato questo sistema permette un ottimo controllo delle varie istituzioni, rende la governabilità italiana una vera e propria impresa.

Ma facciamo un confronto con un altro sistema nato dalle ceneri della dittatura e che si preparava ad affrontare il passaggio ad una democrazia, la Germania.

Il sistema Tedesco pur basandosi sul parlamentarismo, come il nostro, presenta delle importanti peculiarità, simili ai modelli inglese e spagnolo.

La centralità del capo del Governo

Il Cancelliere Federale tedesco è, a differenza del Premier italiano, l’unico intestatario della fiducia del Parlamento.

Ciò gli conferisce un maggiore potere sulle sorti dei Ministri, utile soprattutto nei momenti di crisi, essi infatti possono essere destituiti dal Cancelliere (Facendone proposta al Presidente Federale) senza minare l’integrità del Governo, caso differente dal nostro, in cui la modifica dell’esecutivo non è tra i poteri del PDC.

Il rapporto fiduciario

Collegato al primo punto é l’istituzione della sfiducia costruttiva, la quale permette una maggiore stabilità di Governo.

Se infatti il nostro Parlamento può “tirare il sasso e nascondere la mano” sfiduciando il Governo nella speranza di nuove elezioni o della nascita di un nuovo esecutivo, per la Costituzione tedesca ciò è inammissibile.

Il Bundestag non può licenziare il Cancelliere in carica se non ha pronto un suo sostituto, godente della fiducia della maggioranza più uno dei deputati.

La sfiducia avviene, quindi, esclusivamente facendo proposta al Presidente Federale di un nuovo Capo di Governo e di una nuova maggioranza.

Ciò da la possibilità al Cancelliere di continuare a Governare, anche con una maggioranza risicata, finché non nasce una nuova coalizione.

È la storia a mostrarci come questa pratica abbia reso i governi tedeschi tra i più longevi d’Europa, dal 1945 ad oggi si sono susseguiti, appena 24 Esecutivi ed 8 Cancellieri, giusto uno in più di quanti siano stati i Premier italiani dall’inizio dell’era Merkel.

Giusto per fare un confronto
Non solo un problema di istituzioni

Ma additare l’esclusività delle colpe al sistema politico vigente qui in patria sarebbe troppo semplice.

Gli italiani sono infatti vittime di una incredibile passione per l’instabilità che, se unita alle nostre leggi, rende il governare un’impresa.

Gli umori dell’elettorato sono molto variabili, soprattutto negli ultimi anni, politici e partiti possono trovarsi a passare letteralmente dalle stelle alle stalle (PD dal 40,81% nel 2014 al 18.76% del 2018).

Spesso questo cambio di casacca, influenza il Governo che si trova colpito da pressioni via via maggiori ad ogni tornata elettorale (Regionali e comunali) da cui esce sconfitto.

Inoltre è lo stesso sistema partitico ad essere enormemente in crisi, attualmente il partito più anziano è la Lega, nata nel 1991 a dimostrazione di una forte volatilità delle forze politiche.

Ciò stona con la maggior parte dei sistemi partitici europei cristallizzati da decenni, se non per alcune eccezioni.

Ne è esempio proprio il sistema tedesco diviso sin dal ’45 tra CDU, SPD e FPD.


La necessità di cambiare

Insomma lo scontro Renzi-Conte è nulla se non il piccolo sintomo di una malattia ben più grande.

L’instabilità della politica italiana è l’elefante nella stanza a cui non si guarda, tutti ne sono consapevoli ma nessuno vuole affrontarlo.

Le poche iniziative volte a risolvere i problemi alla radice della nostra repubblica sono sempre state affossate, con l’accusa di minare la democrazia.

Così gli anni continuano a passare ed i Governi continuano a cadere e sempre meno diventano le possibilità che un Presidente del Consiglio riesca a durare per un’intera legislatura.

Ma come si dice… la prossima volta sarà quella buona.

Crisi di Governo

Franco Ferrari

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *