Cleopatra: il capolavoro del “papà dei manga” Tezuka

Una rilettura giapponese della storia romana

Anche quest’anno, al Circolo Arci Lavoro e Sport in Via dei Pispini, riparte il Cineforum “Senza titolo”, con una serie di appuntamenti che ci accompagneranno fino al mese di luglio. Novembre è dedicato alla “classicità”: dopo Spartacus di Kubrick, Dolci vizi al foro di Richard Lester, domenica sera è stato proiettato Cleopatra di Osamu Tezuka e Eiichi Yamamoto.

“Cleopatra” di Osamu Tezuka

Cleopatra o Kureopatora è la seconda pellicola di tre di Animerama, un genere d’animazione per adulti fondato dallo stesso Tezuka intorno alla fine degli anni ’60. Animerama è una trilogia erotica dove sensualità e sessualità sono le chiavi di ogni storia. Osamu Tezuka (1928-1989), considerato il “padre dei manga“, è il più importante fumettista e animatore giapponese della storia: sue sono l’invenzione dello “story manga” e degli occhioni distintivi degli anime, volutamente ripresi dall’animazione occidentale come Disney e Betty Boop. 

Il film Cleopatra esce il 15 settembre 1970, e fa parte di questi lungometraggi  che volevano essere uno studio per spingere il medium dell’animazione su nuovi orizzonti, mescolando tecniche d’avanguardia e idee e temi controversi. Cleopatra, per il suo contenuto maggiormente erotico rispetto al primo capitolo, richiese una produzione più costosa ed ebbe un successo inferiore al botteghino. Il lavoro per Animerama dimostra quanto Tezuka amasse profondamente il manga e l’animazione, tanto da rischiare il fallimento finanziario pur di sperimentare e creare arte.

La trama

Il film è inizialmente ambientato in un lontano futuro, dove il sistema Pasateli mette in atto un piano segreto a svantaggio del pianeta Terra, dal nome “Progetto Cleopatra”. Due uomini e una donna del sistema futuro vengono catapultati nel 48 a.C., rivestendo i panni di una schiava, un soldato romano e un buffo gatto dell’Antico Egitto ormai sottomesso al potere di Cesare.  A seguire, verranno narrate le vicende e gli amori della regina egizia, Cleopatra.

L’Eros

Punto focale dell’intera pellicola è la sessualità. Eros come potere, come moneta di scambio per proteggere e riconquistare l’Egitto e come mezzo per raggirare e sfruttare gli uomini.

Le scene erotiche che vedono Cleopatra come protagonista sono quattro, ognuna raffigurata da una diversa tecnica di animazione. Le prime due con Cesare sono contraddistinte da una forte passionalità e da un contesto quasi surreale. Nel loro primo incontro, è possibile notare il passaggio ad uno sfondo azzurro ghiaccio dove l’amplesso viene descritto con semplici linee ondeggianti, che rimandano ad arti umani sproporzionati. La seconda invece fornisce un punto di vista diverso, dove lo spettatore sembra spiare Cleopatra nella sua intimità, come da un buco della serratura: i disegni sono definiti da ombreggiature sui toni bluastri, e l’acqua della doccia che scende verso il basso va a riempire integralmente lo schermo.

Le scene di sesso con Marco Antonio si diversificano maggiormente dalle prime. In queste, Cleopatra ha un atteggiamento servile e le tecniche di animazione utilizzate sono più realistiche e naturali.  Si passa da una vibrazione a macchie di colori fino a un taglio irregolare dell’immagine in due sezioni, dove entrambe si muovono in sincrono.

Infine, la scena saffica con Apollodoria, sua mentore e consigliera. Qui, non c’è nessuna immagine esplicita ma soltanto figure femminili nude specchiate in verticale e poi in orizzontale, che ricordano le donne polinesiane di Gauguin, mischiate a parole di colpevolezza e gemiti. Metafora di come la regina sia diventata succube dell’amore: per quanto sia consapevole che il sesso è l’arma più pericolosa che ha in serbo, viene comunque conquistata dai sentimenti troppo forti che la riempiono di tristezza e dolore.

Le tecniche di animazione

Come si è appena visto, una delle curiosità che più rende celebre e affascinante un capolavoro del genere, è l’utilizzo di tecniche d’animazione sperimentali. Per esempio, l’uso dell’animazione mista nelle scene nel futuro, dove volti disegnati vengono sovrapposti a quelli di attori in carne ed ossa; oppure, l’ampio utilizzo di tratti caricaturali nelle scene di battaglia e dello slapstick comedy (basato su una comicità elementare che sfrutta il linguaggio del corpo, ndr.).

Infine, il curioso modo di raffigurare la morte di Cesare, in chiave pienamente giapponese attraverso l’utilizzo del teatro kabuki: qui, lo sfondo è mobile, la recitazione è scandita da musica e canti orientali e i movimenti sono solenni ed enfatici.

Le citazioni

Altro aspetto saliente è il citazionismo storico e artistico più volte riproposto nel corso del film. Di altissimo livello e probabilmente non per tutti, visto l’anno in cui è stato realizzato, spazia dal riproporre scene attraverso l’uso di dipinti dal Rinascimento al Cubismo, al citare periodi storici futuri a quello in questione.

Diverse sono, invece, le autocitazioni di Tezuka: la presenza, in scene sparse del film, di alcuni personaggi dei suoi fumetti come Atom e Astro Boy.

La conclusione

In conclusione, Cleopatra non è altro che un’ arguta riflessione sul modo orientale di vedere e narrare alcuni tra i più importanti avvenimenti che hanno caratterizzato la storia del mondo occidentale, dove sesso, potere, vizi e denaro vanno ad annullare il concetto di virtù a noi caro. Che sia un modo per raccontare la storia senza filtri?

Con questo punto di non ritorno, vi invitiamo al prossimo appuntamento cinematografico al Circolo: il 25 novembre con Fratello dove sei? dei fratelli Cohen.

                                                                      Chiara Bellemo e Giovanni Battista della Posta.

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