"Cento passi ancora": cento passi contro la mafia

Ieri, giovedì 3 dicembre, presso l’aula magna della facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Siena, si è concluso il mese anti-mafia organizzato da Link Siena (sindacato universitario). Abbiamo avuto la possibilità e l’onore di ascoltare e intervistare chi della lotta alla mafia ne ha fatto un vero e proprio mantra, uno stile di vita: Salvo Vitale, migliore amico di Peppino Impastato, co-fondatore di Radio Aut.

Salvo Vitale si è dimostrato essere un perfetto oratore, capace di sostenere e di soddisfare l’entusiasmo e le richieste di un pubblico giovane. Allo stesso modo, è stato capace di lasciarci incantati per ore ad ascoltare i suoi ricordi legati al periodo in cui, assieme a Peppino, ha iniziato la lotta alla criminalità organizzata in un contesto, in uno scenario quasi paradossale, riuscendo a creare qualcosa di grande in un paesino piccolo e omertoso della Sicilia: Cinisi.

Tutti questi ricordi, queste idee ancora vive, queste sensazioni ed emozioni ancora percepibili parlando con Salvo e guardando dentro i suoi occhi onesti e sinceri sono racchiusi nel suo ultimo libro “Cento Passi Ancora” che parla sì della vita di Peppino, ma che si mafiadifferenzia dagli altri perché in questo c’è un finale in cui è stata finalmente fatta giustizia. La grande partecipazione dei giovani studenti universitari durante questo mese contro la mafia e la platea di ieri pomeriggio sono la dimostrazione che, seppur siano passati precisamente 37 anni dalla morte di Peppino Impastato, non è stato dimenticato; egli non viene semplicemente ricordato bensì emulato. Siamo anche noi gli amici di Peppino!

L’evento è iniziato con la lettura di alcune poesie perché, come Salvo Vitale ha voluto evidenziare, Peppino non era solo un attivista ma un artista dall’animo sensibile e dallo sguardo nobile. Subito dopo abbiamo preso visione del cortometraggio realizzato da Link in cui si chiedeva ai giovani universitari provenienti da tutt’Italia cosa fosse la mafia e come effettivamente si possa ostacolarla e distruggerla.

Salvo Vitale, dopo aver visto il documentario, ci ha fatto riflettere su qualcosa su cui non si può non essere d’accordo: la mafia limita la creatività, l’originalità, ci rende passivi nei confronti della bellezza, quella bellezza tante volte dipinta da Peppino come in questa poesia: “se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.

L’evento si è concluso con un dibattito ed è proprio così che vogliamo chiudere quest’articolo, con una domanda su cui riflettere: ma la mafia è la faccia o la feccia della società?

Angela Lucia

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