Antigone, forse: giustizia per amore

Mi hanno sempre affascinato alcune figure femminili descritte dai miti greci: forti, intelligenti, pronte a dare tutto per amore o per salvare la propria terra, assetate di giustizia. Antigone rientra fra queste ed è stato il ruolo principale impersonato dagli attori del Pan Thèátre durante lo spettacolo che ieri sera è andato in scena al Santa Chiara Lab.

Nel titolo di questa esibizione, Antigone forse, si nota già l’interscambiabilità di questa figura per preparare gli spettatori a quello che sarà, poi, una sorta di staffetta dei personaggi in cui il testimone è rappresentato dalla figlia di Edipo, nipote di Creonte, desiderosa di dare degna sepoltura al fratello Polinice. Ma perché scegliere lei per una mise-en-scène che dovrebbe celebrare la giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia? Perché Antigone è l’incarnazione dell’amore che rispetta le relazioni fra esseri umani.

Pan Thèátre

Credo sia molto importante scegliere non solo figure che abbiano lottato per la loro libertà di scelta, per i loro diritti, ma che abbiano vissuto fino alla fine senza rinnegare il loro amore. A chiunque fosse rivolto. In fondo, se solo le persone capissero che al centro di questa polemica mediatica e non, di cui parlano i giornali, la televisione o i vicini di casa, non c’è altro che un sentimento, sarebbe molto più facile da risolvere. Pare davvero troppo complicato mettere in gioco la nostra empatia e sentire la necessità di un individuo di amare se stesso, di accettarsi e di scegliere la persona che sia più capace di farlo stare bene.

Antigone vuole dare degna sepoltura al fratello, sapendo di infrangere la legge e di rischiare la vita, per coronare l’amore che prova e per potersi sentire unita a lui anche solo per l’ultima volta. Il Pan Thèátre cerca allora di farci capire che non importa definire il sesso di questa figura ideata da Sofocle, perché ognuno di noi potrebbe identificarsi in lei.

La cosa che forse mi ha più colpito nel risultato di questa lunga preparazione scenica è stata la percezione dei corpi degli attori, i loro movimenti, il dare più peso ai gesti e agli spostamenti che forse alle parole stesse. Uno spettacolo di simboli, pochi oggetti scenici che in qualche modo richiamavano l’attenzione degli spettatori. Una rappresentazione che sicuramente ha rivisitato e attualizzato una figura greca che ben si presta al tema e al messaggio che si vuole trasmettere: l’opporsi ad una legge ingiusta per l’amore senza confini. É proprio questo essere contro che si rivela essere un punto di forza, rappresentando il vigore dei primi movimenti LGBTQI.

Elisa Carioni

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