Anonymous. What is it?

«Noi siamo Anonymous. Noi siamo la legione. Noi non perdoniamo. Noi non dimentichiamo. Aspettateci!»

Questo è lo slogan con cui si presenta il gruppo Anonymous, un gruppo di hacker di cui probabilmente ognuno di noi ha sentito parlare in questi giorni, dopo il video rilasciato a seguito dei terribili fatti accaduti a Parigi.

Ma a chi o a che cosa ci si riferisce esattamente quando parliamo di Anonymous?
Si tratta di una comunità di persone provenienti da tutto il mondo che si è organizzata spontaneamente nel 2003 a partire da una piattaforma di imageboarding in lingua inglese chiamata 4chan, inizialmente pubblicando e commentando cose più disparate, come immagini, manga e anime, ma anche critiche verso i poteri forti e denunce verso le ingiustizie della società, mantenendo generalmente uno stato di anonimato.

Iniziano dunque con il riunirsi qui hacker, attivisti, o semplici ragazzi molto abili ad utilizzare internet come risorsa e che molto presto si danno un nome e iniziano ad agire anonimamente – in modo coordinato o individuale – ma comunque perseguendo obiettivi concordati e condivisi.

Parlare di un gruppo di hacktivisti (termine che deriva dall’unione di due parole, hacking e activism, e che indica le pratiche di attivismo dirette e compiute da hacker) può sicuramente destabilizzare un attimo, poiché la reazione spontanea delle persone comuni è solitamente quella di confondere il termine hacker con quello di cracker. Quest’ultimo infatti indica in ambito informatico una persona in grado di eludere blocchi imposti da qualsiasi software al fine di trarne profitto o ingannare; mentre un hacker  è colui che sfrutta le proprie capacità informatiche per divertirsi, esplorare e apprendere ma senza creare danni reali. Ecco perché Anonymous, nome che questa comunità ha voluto darsi ufficialmente, non può essere definito o considerato come un gruppo di cyber-criminali o cyber-terroristi, ma bensì proprio come hacktivisti, persone perlopiù comuni che, presa coscienza durante questi anni del loro potenziale, agiscono online intraprendendo azioni di protesta e denuncia nel cyberspazio a tutela della libertà di espressione e di informazione.

Tuttavia Anonymous, diversamente da altri movimenti sociali si è mostrata capace di unire alle attività svolte online le proteste in piazza, ovvero nelle vita reale.
Fu durante la prima manifestazione londinese del 2008 che i membri, per continuare a rimanere anonimi, indossarono la maschera di Guy Fawkes, resa popolare dal film “V per Vendetta” uscito pochi anni prima, mentre sventolano la loro bandiera: un busto senza testa (ennesimo simbolo dell’anonimato).

Alla base c’è sempre la voglia di contrastare le ingiustizie e i soprusi, ma anche di riscattarsi e mandare un segnale chiaro di partecipazione. “Chiunque, con poche risorse, può mettere in difficoltà aziende e governi”.

Col passare del tempo, Anonymous si guadagna l’appoggio della stampa e dell’opinione pubblica, continuando a diffondersi su vari canali online e mettendo a segno molti colpi: il gruppo italiano, ad esempio, è intervenuto su siti come quello della Presidenza del Consiglio, dei Carabinieri e Polizia, di Equitalia, di Trenitalia, eccetera.

Ciò che resta imprescindibile è sempre l’etica genericamente riferita alla difesa della libertà di pensiero e d’espressione; ecco perché uno dei presupposti fondamentali è quello di non attaccare i mezzi d’informazione, ed ecco perché Anonymous preso da subito a cuore i fatti avvenuti a Parigi durante gli scorsi giorni – a seguito degli attentati terroristici nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo e all’interno del supermercato Kosher da parte di terroristi jihadisti -, minacciando di chiudere tutti i loro siti e account in rete.
Sotto gli occhi del mondo sono quindi visti, oggi più che mai, come degli eroi in grado di opporsi a questo regime del terrore e dell’odio. Oggi più che mai tutti aspettano con ansia la loro prossima mossa e così oggi più che mai anche noi non possiamo che aspettare e sperare con voi.

 

Irene Barbieri

Anonymous

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